La cosa che più mi fa arrabbiare è che non sono in condizione di rimproverare gli uomini dello Stato che conoscono la verità su quanto successe 40 anni fa nei cieli di Ustica di non aver detto la verità allora. Non lo posso fare, semplicemente perché – non sapendo io cosa è successo – non so quali conseguenze avrebbe scatenato divulgare la verità. Per quanto ne so, avrebbe anche potuto provocare mille volte il numero di morti, 81, che tragicamente persero la vita quella sera. La ragion di Stato, ce lo insegnò Machiavelli, esiste. E così il segreto di Stato. Ma esiste esclusivamente in virtù dell’obbligo di non mettere a rischio (più di quanto non sia già stato fatto) il bene comune, mentre la storia repubblicana italiana è costellata di ragion di stato invocata per proteggere interessi e dinamiche che col bene comune non avevano un accidenti a che fare. E per quanto ne sappiamo, la tragedia di Ustica potrebbe ricadere in questa fattispecie.
Quello che invece rimprovero – e non sarò mai in grado di perdonare – a quegli uomini e donne, è continuare a non dire la verità 40 anni dopo quella maledetta sera. O non averla detta nei tanti anni che ci separano da quando, presumibilmente, la rivelazione della verità sarebbe semplicemente stata catalogata nella storia, e non più foriera di conseguenze pericolose per la comunità nazionale e internazionale.
Lo ripeto spesso, gran parte dei misteri italiani che hanno accompagnato per mano la Repubblica da Portella della Ginestra a Via d’Amelio, trova probabilmente fondamento ultimo in una banale considerazione: l’Italia esce sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale, e in una posizione strategica troppo importante per non rientrare in giochi più grandi – molto più grandi – di lei. Anche quella sera a Ustica, 40 anni fa, probabilmente l’Italia – e chi ne aveva la guida – dovette far finta di guardare da un’altra parte. Come forse accade poco più di un mese dopo a Bologna, in stazione. O poco più di dieci anni a prima a Milano, in banca. O un paio di anni prima, in via Caetani a Roma.Forse la verità è così indicibile, anche 40 anni dopo, che dovremo rassegnarci a non saperla mai. Del resto pochi episodi come quelli di Ustica hanno collezionato una incredibile scia di morti tra tutti coloro che avevano avuto in qualche modo a che fare con gli eventi del 27 giugno 1980, a cominciare dai due piloti italiani che si trovavano in volo quella sera. Così come è vero che anche gli USA, per fare solo un esempio, probabilmente non sapranno mai cosa accadde davvero a Dallas il 22 novembre 1963, quando si fermò il sogno della “Nuova Frontiera” di John Kennedy.
Ma io continuo a pensare quello che pensai a 11 anni, quando vidi al cinema per la prima volta “Il Muro di Gomma” di Marco Risi, il bellissimo film che racconta la vera storia di Andrea Purgatori, il giornalista che non ha mai smesso di cercare la verità. E cioè che una democrazia che non sa affrontare, specialmente 40 anni dopo, la verità sul suo passato, non sarà mai in grado di comprendere il suo presente ne’ di costruire il suo futuro.