Nelle ultime ore sia il Presidente del Consiglio che il Ministro dell’Economia hanno ripetuto che i soldi della linea Pandemic Crisis Support del Mes “non possono andare a finanziare spese aggiuntive in sanità” (nuovi ospedali, nuove infrastrutture, ecc).
In tali affermazioni sono saltate – per dimenticanza e in buona fede, suppongo – le parole “abbiamo deciso che”.
Perché, ovviamente, tra le regole del Mes non ce n’è assolutamente nessuna che vieti il suo utilizzo per spese nuove (cioè non già previste in bilancio).
Quello che il Presidente e il Ministro intendono in realtà dire è:
“Un conto era attivare il Mes prima dell’approvazione – a inizio ottobre – della Nota di Aggiornamento al Def (Nadef); in quel caso, avremmo potuto incorporare l’utilizzo del Mes nel nuovo profilo triennale del deficit. Ma non avendolo fatto – e avendo nella Nadef già fissato i tetti del deficit e implicitamente pure il relativo utilizzo delle risorse – significa che se ora facessimo ricorso al Mes dovremmo sfondare quei tetti di deficit. Questo a sua volta farebbe fallire il piano di discesa del debito al 151% nel 2023, che è il messaggio principale di rassicurazione ai mercati contenuto nella Nadef. Ne deriva, quindi, che dovremmo usare il Mes “semplicemente” come fonte di finanziamento alternativa, per pagare cioe spese sanitarie già previste nel nostro quadro macroeconomico”.
Questa è la situazione, non altra.
E ora che ce l’avete davanti agli occhi, potete facilmente capire che la posizione espressa nelle ultime ore non è solo la voglia di non contraddire il principale partito di maggioranza (da sempre contro il Mes, ma per sole ragioni ideologiche). Ma è anche il riflesso di una preoccupazione, che proviene da dentro le stanze del Ministero dell’Economia, sulla necessità di mantenere intatto il sentiero di riduzione del rapporto debito/Pil annunciato ai mercati nei giorni scorsi.
A questa posizione, tuttavia, possono essere fatti 4 principali rilievi:
1) il fatto di non avere attivato il Mes prima della definizione del quadro macroeconomico della Nadef (e cioè nei 4 mesi di tempo da maggio a settembre) non è stato un accidenti della Storia o una volontà divina comunicata in sogno a qualcuno, bensì una precisa scelta del governo. Sbagliata. Perché se lo avessimo fatto, avremmo incorporato il suo utilizzo nel nuovo quadro macroeconomico e non ci sarebbe stato, da questo punto di vista, nessun problema.
2) niente vieta, a tetto di deficit invariato, di sostituire spese non-sanitarie già previste con nuove spese sanitarie. Questo, come si suol dire, salverebbe “capra e cavoli”.
3) la posizione sopra ricordata non considera uno scenario molto negativo (che ovviamente tutti speriamo non accada mai, ma che un “buon padre di famiglia” ha l’obbligo di considerare), e cioè l’aggravarsi della situazione e la necessità di un nuovo scostamento degli obiettivi di finanza pubblica, al fine di fronteggiare la necessità di nuovi pesanti interventi nel sistema sanitario. In quel caso torneremmo alla casella di partenza, cioè sarebbe folle essere nella situazione di dover reperire nuovi fondi per la sanità e non farlo alle migliori condizioni. Ecco perché è stato sbagliato escludere in ogni caso l’utilizzo del Mes.
4) anche se il film fosse “utilizziamolo, a parità di deficit, per coprire spese già previste in bilancio” (che comunque sono aggiuntive rispetto a quelle del passato), come più volte ricordato il vantaggio per le casse dello Stato sarebbe nel range di 200/300 milioni ogni anno per una durata di dieci anni. Ho già ricordato nel video di ieri come, nella legge di bilancio che stiamo per approvare, con questa cifra potremmo raddoppiare o triplicare lo stanziamento aggiuntivo per il fondo non autosufficienze, o moltiplicare per 10 o per 20 il finanziamento ai disabili che non hanno più i genitori a prendersi cura di loro.
Io spero ancora che una problematica così importante possa essere trattata con maggiore rigore, meno ideologia e meno superficialità. Poi, ovviamente, si possono fare tutte le scelte possibili, in serenità.