- Presidente, si è riaperto il dibattito in questi giorni sul Titolo V della Costituzione, qual è la vostra posizione e quali sono le modifiche andrebbero attuate?
Innanzitutto vanno eliminate le competenze concorrenti, che sono state un fallimento della riforma del 2001 voluta dal centrosinistra di allora. Una cosa o è di competenza dello Stato o della regione: altre soluzioni ibride portano solo a contenziosi dinnanzi alla Corte Costituzionale e, soprattutto, a incertezza e confusione per i cittadini, che non sanno con certezza quale livello di governo è responsabile per quella funzione.
In secondo luogo, dobbiamo renderci conto che la domanda “quali funzioni è maggiormente opportuno far svolgere a livello locale?” non ha la stessa risposta che aveva 30 anni fa, quando nacque il dibattito sul federalismo.
Semplicemente perché a quel tempo il mondo non era globalizzato, e il “mercato rilevante” era molto più ristretto di quello attuale. Per fare solo un esempio: con i flussi turistici che ci sono oggi, ha ancora senso che il turismo sia competenza regionale? O pensiamo che un cinese venga da noi perché attratto solo da quello che c’è in una singola regione italiana?
Il mio può sembrare un discorso centralista ma non lo è. Non credo, infatti, che federalismo significhi devolvere quante più competenze possibili a livello locale. Ma credo significhi dare davvero gli strumenti di Autonomia e Responsabilità sulle materie (tante o poche che siano) che nel mondo globalizzato è più opportuno svolgere a livello locale.
- E’ davvero necessario un ricorso al Mes? Avete presentato qualche giorno fa il documento dell’ Intergruppo parlamentare ” Mes subito” e quali sarebbero i reali benefici nell’utilizzo di questa linea di credito.
Innanzitutto quel documento serviva a smontare una volta e per tutte le incredibili menzogne che sono state raccontate su questa vicenda. Due su tutte: il fatto che essendo credito privilegiato ci provocherebbe un danno (il Mes pesa al massimo l’1,4% del nostro stock totale di debito, e a quei livelli non si “spiazza” ne’ si condiziona un bel niente) e la presunta necessità di modificare i Trattati europei per essere sicuri di non avere condizionalita’ macroeconomiche (l’art.136 comma 3 del Trattato sul Funzionamento dell’UE parla di “rigorosa condizionalita’”, non di “aggiustamento macroeconomico”. E nel caso della linea pandemica del Mes, la “rigorosa condizionalita’” è stata decisa ufficialmente da Eurogruppo, Consiglio e Parlamento: l’utilizzo di quelle risorse solo per necessità sanitarie, e non per altro).
Una volta archiviate queste bugie, guardiamo i fatti. Il Mes è un prestito decennale, e ci costerebbe, considerate anche le commissioni, il -0,20%. All’ultima asta (29 ottobre), abbiamo aggiudicato i Btp decennali al +0,79%. Quindi il primo ci costa un punto percentuale in meno del secondo, permettendoci di risparmiare 360 milioni l’anno per dieci anni. Quanti imprenditori conosce che, tra due mutui in cui uno costa l’un per cento in meno dell’altro, farebbero la scelta che gli fa spendere di più?
- Quali misure il Governo Italiano dovrà attuare per uscire dalla crisi determinata in questo momento dalla pandemia?
Mancano pochi mesi all’unica cosa che ci farà uscire da questo incubo: il binomio tra cura e vaccino (su quest’ultimo serve pensare da subito un piano di distribuzione veloce ed efficace). Nel frattempo dobbiamo evitare di perdere in modo permanente un pezzo importante di attività commerciali e produttive, che vanno sostenute con ristori automatici sul conto corrente e sgravio di costi.
Ma dobbiamo cominciare a pensare al dopo-Covid, e per me la priorità è la stessa che dico da qualche anno: una riforma complessiva e strutturale dell’Irpef, l’imposta pagata da 30 milioni di dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. È diventata un’imposta complicatissima (il manuale di istruzioni ha 341 pagine) e che pone troppa pressione su chi lavora e produce (già a livelli di reddito lordo intorno ai 20.000 euro annuo ci sono aliquote marginali effettive tra il 40% e il 50%. Significa che se guadagno 1500 euro lordi al mese, e ho l’opportunità di guadagnarne 100 in più, quasi la metà se ne va allo Stato). Serve allora una riforma che renda il nostro sistema di tassazione del lavoro molto più semplice e molto più leggerlo.
- Secondo lei questo stato di emergenza, si poteva prevedere?
La prima ondata no, tutto il mondo è stato spiazzato. E in realtà quasi tutti sono arrivati impreparati anche alla seconda ondata (che fior di esperti dicevano non ci sarebbe mai stata). In realtà io penso che qualche accorgimento in più si poteva prendere, soprattutto su tre dimensioni: l’allargamento della potenzialità diagnostica (per evitare che per le persone sia così difficile e lungo farsi un tampone), il rafforzamento della medicina territoriale (per evitare il sovraffollamento degli ospedali) e il sistema dei trasporti (allargando ai privati, per evitare il congestionamento dei mezzi pubblici). Tutte cose che si potevano iniziare a fare sei mesi fa, magari proprio con i soldi del Mes. Ma evitiamo di autoflagellarci troppo: se tutto il mondo è in difficoltà anche con la seconda ondata, vuol dire che non c’era una soluzione magica che avremmo potuto trovare.
- Come sarà l’America di Biden?
Sarà probabilmente un’amministrazione che – a differenza della precedente -sarà convinta che nel mondo globalizzato i problemi (soprattutto quelli nuovi a cui non avevamo mai pensato prima) non si risolvono rinchiudendosi ognuno nel proprio cortile, ma con un approccio multilaterale e cooperativo, costruendo alleanze e sistemi di governance in grado di governare quello che John Kennedy definiva “questo piccolo pianeta”. E direi che ne abbiamo tutti un gran bisogno.
- Caso Open – Che idea si è fatto?
Qualche giorno fa un chiarissimo pronunciamento della Cassazione aveva sconfessato con parole di fuoco i pm che un anno fa avevano mandato la Guardia di Finanza all’alba a casa di gente che aveva finanziato in totale trasparenza e con regolare bonifico la fondazione Open. Pensavo fosse sufficiente, invece dopo poche ore abbiamo avuto notizia di nuove indagini, presumo sempre basate sul convincimento che una fondazione sia in realtà un partito. Ma la magistratura (alla quale auguro buon lavoro) ha il diritto-dovere di verificare l’esistenza di reati, così come il resto del sistema giudiziario ha il dovere di valutare e giudicare l’operato della magistratura inquirente. Con serenità e senza processi di piazza. Da canto mio, conosco molto bene le persone coinvolte e – avendo anche piena fiducia nel sistema – posso immaginare facilmente che tutta la verità sarà presto accertata.