Le 10 grandi bugie sulla riforma del MES

Ieri 30 Novembre l’Eurogruppo (l’organo che riunisce i Ministri dell’Economia dei paesi aderenti all’euro) ha dato il prima via libera alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), che ora dovrà essere sancita al prossimo Consiglio Europeo del 10-11 dicembre. Il nuovo Trattato verrà firmato a fine gennaio, e poi ci saranno le ratifiche da parte dei parlamenti nazionali. Solo allora entrerà in vigore. 

Questa riforma del MES è in preparazione da molto tempo. Un primo via libera di massima fu dato al Consiglio Europeo del giugno 2019, quando in Italia c’era il governo Lega-M5S; poi a dicembre l’Italia chiese un po’ più di tempo per procedere alla firma del Trattato. 

Poi è arrivato il Covid e le priorità sono diventate – giustamente – altre. Compreso mettere a disposizione  il MES per una linea di credito speciale – la Pandemic Crisis Support – avente come unica condizionalità l’utilizzo di quelle somme per le spese dirette e indirette connesse all’emergenza sanitaria, rispettando alla perfezione l’art.136 comma 3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

Ora però si riprende in mano il dossier della riforma, che non ha nulla a che vedere con la linea di credito sanitaria. 

E come tutte le volte che si parla di Europa (e in particolare di MES) si assiste ad una sequenza incredibile di cialtronate destituite di ogni fondamento, che vengono ripetute ossessivamente anche di fronte all’evidenza delle loro falsità.

Proviamo a vederle – e a smontarle – una ad una. 

1) “Se diamo il via alla riforma del MES poi ci toccherà usarlo!”

Gli impianti sportivi, perlomeno quelli più lungimiranti, si dotano di defribillatori. Ma non lo fanno perché ogni volta, a fine allenamento, gli atleti si danno una bella scossetta al cuore prima di andare a fare la doccia. Semplicemente, sanno che in caso di problemi cardiaci è meglio avere un aiuto, potenzialmente decisivo, a portata di mano. Così ci si potrà allenare più tranquillamente, e anche gli spettatori che guardano la partita (e pagano il biglietto) sanno che in caso un giocatore dovesse avere problemi potrà essere prontamente curato e la partita andrà avanti.

Fuor di metafora. Il MES sta lì per essere usato in caso di crisi fiscale o – dopo questa riforma, anche crisi bancaria – se il “malato” (= lo Stato in questione) dovesse farne richiesta. Cioè se si trovasse nella condizione di non potersi più finanziare sui mercati, perché nessuno è disposto a prestargli i soldi se non ad un tasso di interesse non sostenibile. Oppure se dovesse assistere al fallimento di un grande istituto bancario, per cui non fossero sufficienti gli strumenti già messi a disposizione negli anni scorsi. 

Ma ogni accesso al MES è su base volontaria. 

2) “Si, abbiamo visto come il MES ha funzionato nei paesi in cui è stato applicato! Ha distrutto quelle economie!”.

Dal 2010 al 2013 il MES (o il suo predecessore, EFSF) è stato impiegato in Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro. Situazioni in cui si era in presenza di una forte crisi di finanza pubblica e/o bancaria.

In tutti questi paesi ha contribuito a risolvere la situazione e riportare la situazione economica in equilibrio, o addirittura in forte crescita. La Grecia ha concluso il suo programma di aggiustamento nel 2018 e su alcune scadenze si finanzia a tassi inferiori a quelli italiani. Il Portogallo e l’Irlanda, hanno risanato i propri deficit di competitività o di bilancio e sono tra le economie europee più dinamiche. La Spagna ha saggiamente utilizzato il MES per ripulire il proprio sistema bancario da tutte le tossine accumulate durante gli anni Duemila e esplose con la Grande Crisi del 2008. 

Certo, in alcuni casi (in primis in Grecia) la ripresa è avvenuta dopo una difficile transizione con alti costi sociali, ma quando si precipita in gravi crisi economiche non è possibile venirne fuori con una bacchetta magica.  E’ come se in pieno inverno ti buttassi in un lago ghiacciato senza poi asciugarti, e dessi la colpa al farmaco che ti ha curato, invece che al comportamento che avevi tenuto per beccarti la polmonite. 

3) Vabbè ma in ogni caso questa riforma è peggiorativa!

In quali aspetti?

4) Con il passaggio dalle clausole “dual limb” (= clausole di azione collettiva a maggioranza doppia) a “single limb” (= clausole di azione collettiva a maggioranza unica) rende più probabile il default di uno Stato!

Quello che rende più o meno probabile il default di uno Stato è come viene condotta la sua politica economica, non certo le procedure che si mettono in atto una volta che il default è conclamato. Sarebbe come dire, per tornare alla metafora precedente, che la semplificazione della procedura di utilizzo del defribillatore da parte dell’operatore sanitario aumenta le probabilità di avere un infarto. 

Ma spieghiamo bene questa storia del single Vs dual limb

Quando uno Stato si rende conto di non riuscire più a restituire i propri debiti (il capitale prestato e/o gli interessi periodici che remunerano quel capitale prestato), scatta il default. Si rende quindi necessaria un’assemblea dei creditori (cioè tutti coloro che hanno prestato soldi a quello Stato) per votare e accettare un piano di ristrutturazione. In poche parole i creditori si riuniscono e dicono:” ok mi dovevi 100. A quanto chiudiamo? Mi ridai 90? 80? Oppure 50?”. Se il piano viene approvato, e si trova quindi l’accordo, si dice che quel paese ha “ristrutturato il debito”, e può lentamente tornare alla normalità e a cercare di riguadagnarsi la fiducia dei creditori in futuro.

Con le clausole dual limb attualmente in vigore, la procedura ha due step.

Nel primo step i creditori vengono divisi a seconda della tipologia di titolo di stato che hanno in mano. Ad esempio, si riuniscono tutti coloro che hanno acquistato un Btp a 10 anni, in quella determinata emissione, con quelle determinate caratteristiche e con quelle determinate cedole. E votano. E la stessa cosa accade per tutti i creditori di ogni tipologia di emissione esistente sul mercato.

Nel secondo step, i creditori vengono raggruppati tutti insieme, e votano di nuovo sull’accettazione del piano.

Il piano di ristrutturazione è approvato solo se in entrambi gli step si raggiunge una maggioranza qualificata.

Capirete da soli che in questo modo è molto facile bloccare un piano di ristrutturazione. Basta che per una tipologia di emissioni molto particolare (e magari riservata agli investitori internazionali)  qualcuno – magari proprio un terribile hedge fund…! – blocchi il piano perché, ad esempio, non è disposto ad accettare neanche un centesimo di perdita sul proprio investimento, e l’accordo di ristrutturazione salta. E quindi anche i cittadini che hanno investito qualche risparmio in Btp non vedranno nulla.

Con la clausola single limb, si fa soltanto il secondo step: la votazione di tutti i creditori, indipendentemente dalla tipologia di titolo di Stato che hanno in mano. Così facendo, dunque, il potere di veto di qualche investitore è sostanzialmente azzerato.

Il passaggio da dual a single limb, quindi, non rende “più facile il default”. Rende più semplice e probabile – e meno esposta ai veti dei grandi fondi speculativi internazionali – la ristrutturazione del debito qualora, malauguratamente, uno Stato si trovi nell’impossibilità di onorare tutti i suoi impegni. 

Ma il punto specifico che sembra sfuggire ad alcuni è questo: l’alternativa ad una procedura di ristrutturazione più trasparente e semplice non è cancellare il default con una bacchetta magica…..ma è far sì che i risparmiatori perdano tutto il loro investimento, perché non si riesce a trovare un accordo soddisfacente per tutti (oppure che lo ottengano molto più tardi e con molti più costi).

Parafrasando Andreotti (che diceva che invecchiare non è un granché ma è sempre meglio dell’alternativa) potremmo dire che se proprio dovessimo andare in default, una ristrutturazione chiara, semplice e ordinata non è certamente un granché. Ma è sempre meglio dell’alternativa (nessuno becca un euro).

Per questa ragione, chi pensa che gli interessi sui nostri titoli di Stato aumenteranno in virtù dell’introduzione della clausola single limb, dovrebbe rispondere alla seguente domanda: perché mai un risparmiatore dovrebbe richiedere un tasso di interesse maggiore come conseguenza del fatto che diventa più semplice e trasparente il raggiungimento di un accordo – che gli ridà comunque parte del suo prestito – in caso di fallimento dell’emittente?

5) Ma la riforma è peggiorativa perché cita espressamente “il coinvolgimento del settore privato” in caso di default!

Non è vero. Quelle stesse identiche parole sono contenute anche nella versione attualmente in vigore (da sette anni) del Trattato Mes, senza che nessuno se ne sia nemmeno accorto. E, ovviamente, senza che abbia mai portato ad alcun tipo di conseguenza per il debito pubblico italiano, il cui andamento dipende dai politici italiani e non dalle parole scritte o non scritte in un Trattato.

6) La riforma è peggiorativa perché rende più difficile l’accesso alle linee di credito del MES!

Beh ma deciditi….. a me pareva che tu volessi scongiurare a tutti i costi l’accesso alle linee di credito del MES…..quindi che te ne frega se esso dovesse diventare più difficile?

In ogni caso, è l’esatto contrario.

A parte quella sanitaria (che non c’entra assolutamente nulla), esistono storicamente due linee di credito che il Mes offre ai paesi in difficoltà: quella precauzionale (PCCL) e quella rafforzata (ECCL). Al momento per accedere a entrambe serve la firma di un Memorandum of Understanding in cui lo Stato si impegna a fare qualcosa in cambio (le cosiddette “condizionalità”), al fine di evitare di trovarsi di nuovo in futuro nella stessa situazione.

Con la riforma, le due linee diventano più separate. 

Quella precauzionale diventa appunto…..precauzionale. Cioè viene riservata agli Stati che siano colpiti da uno shock temporaneo, che vedano quindi peggiorare le proprie condizioni di finanziamento sul mercato, e che chiedano pertanto di accedere ad una linea di credito a costo zero presso il Mes. Per questa linea di credito vengono cancellate le condizionalità, proprio perché a chiunque può capitare di trovarsi in una situazione del genere a causa di shock fuori dal proprio controllo. 

E’ chiaro però che lo Stato in questione deve avere, sottostante, una situazione di finanza pubblica sana. Nel nuovo Trattato si fa riferimento ai vecchi parametri di finanza pubblica riguardanti deficit e debito (che sono stati sospesi con la pandemia e che andranno incontro a revisione, come annunciato dalla Commissione), ma è altresì specificato che quel riferimento avviene “as a rule”, che nel linguaggio del diritto comunitario significa che avviene in linea generale e senza alcun automatismo.

In ogni caso rimane il punto principale: nessuno obbliga un paese a chiedere l’accesso a questa linea. 

7) La riforma è peggiorativa perché dice che sarà in caso di assistenza finanziaria saranno il MES e la Commissione Europea a vigilare!

Embe’? Al momento sono MES, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale (che sta a Washington e che di solito è molto più cattivo). Dovreste essere contenti, ora abbiamo limitato il campo alle istituzioni europee. Sovranismo europeo!

8) Nel Trattato si nomina troppe volte la sostenibilità del debito!

Perché, tu preferisci avere un debito insostenibile? In ogni caso, un debito è sostenibile o meno a seconda delle politiche economiche che si mettono in atto. E se diventa insostenibile, cosa c’è scritto o non c’è scritto in qualche trattato europeo diventa l’ultimo dei nostri problemi, credetemi. 

9) La riforma è peggiorativa perché, assegnando al MES il ruolo di “Fiscal Backstop” in caso di crisi bancarie, aiuta solo le banche tedesche!

Se una grande banca (“sistemica”) all’interno della zona euro va in grosse difficoltà, al momento ha due reti di protezione:

  1. il meccanismo del “bail-in”, in base al quale gli aiuti pubblici nazionali possono venire solo dopo aver chiamato azionisti e obbligazionisti a partecipare al riassorbimento delle perdite
  1. il Fondo di risoluzione unico a livello europeo, alimentato dai versamenti di tutte le banche europee (una sorta di assicurazione mutualistica tra istituti di credito) e che dovrebbe raggiungere una potenza di fuoco di circa 60 miliardi di euro nel 2023.

Il problema sta nel fatto che se uno o più istituti di credito particolarmente grandi vanno nei guai, queste due reti di protezione possono non essere sufficienti. E come sempre accade nei mercati, la semplice consapevolezza di ciò non aiuta…..perché alimenta aspettative auto-avveranti (so che in caso di guai non ci saranno soldi sufficienti a garantire la solidità di quella banca, quindi al primo colpo di vento ritiro i capitali o vendo le azioni. Così facendo, contribuisco a far andare quella banca nei guai).

Ecco perché con la riforma del MES si stabilisce che esso diventa la terza rete di protezione. Se le prime due non bastassero, ci sarebbe comunque la rete del MES a proteggere quell’istituto bancario dal fallimento (prestandogli i soldi, mica regalandoglieli!) ed evitare situazioni devastanti per l’intero sistema finanziario europeo.

E questo, ovviamente, vale per qualsiasi banca europea. Tedesca, italiana, spagnola, francese. Tutte.

10) Ma lo scorso anno il Parlamento ha detto che sarebbe stato imprudente approvare la riforma del Mes senza un ulteriore complessivo avanzamento del processo di integrazione europeo.

Anche se in modo probabilmente “forzato” (a seguito della pandemia da Covid-19), ma nell’ultimo anno ci sono stati passi da gigante sulla condivisione dei rischi, con l’avvio del programma SURE (per il finanziamento della spesa sociale) e soprattutto il debutto embrionale di una politica fiscale unica, sebbene per il momento una-tantum (vale a dire i 750 miliardi di emissioni comuni del piano Next Generation EU). E in merito alla condivisione dei rischi bancari, il ruolo di Fiscal Backstop del MES (vedi punto 9) è stato anticipato al prossimo anno – invece che al 2024 – proprio per favorire passi avanti anche su quel punto. 

E’ certamente auspicabile concludere l’Unione Bancaria anche con il terzo pilastro (lo schema di assicurazione comune sui depositi), ma sfugge come essere ora l’unico paese europeo che rifiuta la riforma del MES possa facilitare le condizioni politiche per concludere il processo dell’Unione Bancaria.


Io non so se siete arrivati in fondo a questo lungo articolo. Se lo avete fatto, forse avete un po’ più di strumenti per iniziare  a farvi un’idea autonoma su questa vicenda.

Ma tutte queste cose sono state dette, ridette e spiegate da più di un anno. In nessun paese europeo è in corso un dibattito simile, perché la riforma del MES è accettata da tutti: cicale, frugali, sacerdoti dell’austerità, keynesiani, amanti del debito. Non tutti pensano che sia un enorme miglioramento. La grande maggioranza, in realtà , pensa che sia un miglioramento solo parziale. Alcuni pensano che in realtà sia sostanzialmente la stessa cosa di prima.  Ma non c’è nessuno che pensa che stiamo approvando una catastrofe cosmica, o nemmeno un peggioramento dell’esistente.

In Italia invece continuiamo questo dibattito surreale. Molti esponenti politici – un minuto dopo aver sentito la spiegazione di perché ciò che dicono è clamorosamente falso – continuano a ripetere esattamente le stesse cose. Nei giornali, in TV, nei dibattiti pubblici, in parlamento.

Credo ci siano solo due possibili spiegazioni del perché ciò accade:

  1. Trovano politicamente conveniente provare a guadagnare consenso soffiando sul fuoco dell’anti-europeismo e della leggenda dell’Europa cattiva, indipendentemente dal merito di ciò che si discute di volta in volta. Hanno visto che c’è un “mercato” per questo tipo di posizioni, e cercano di lucrare consenso politico.
  1. Hanno, su tematiche del genere, serie difficoltà di comprensione.

In tutta onestà, non so quale di queste due possibili spiegazioni sia la più probabile. E quale sia la peggiore.

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