C’e’ un modo molto semplice di dimostrare che le questioni che sta ponendo Italia Viva sono strumentali e pretestuose, e che in realtà siamo solo alla ricerca di poltrone.
Ed è rispondere – con argomentazioni convincenti, s’intende – alla seguente semplice domanda.
Prendiamo atto – senza condividerla – dell’opinione del premier secondo cui non possiamo fare ulteriore deficit per sostenere la sanità. E che quindi è meglio non attivare il “Mes sanitario”.
Tuttavia il Mes può essere usato anche per sostituire spese sanitarie già previste in bilancio per i prossimi anni, magari per evitare che aumentino meno del previsto.
In questo modo non solo “il deficit non aumenta” (come ha ribadito il presidente Conte ieri a Porta a Porta) ma si ottengono due effetti positivi:
1) il deficit in realtà diminuisce, perché il debito contratto col Mes costa meno del debito (che andrebbe a sostituire) contratto con i Btp, e quindi comporta una minore spesa per interessi, e quindi un minor deficit.
2) la durata media del debito italiana (attualmente intorno ai 7 anni) aumenterebbe, in quanto il finanziamento Mes è a 10 anni. Una durata media maggiore comporta benefici perché diminuisce il rischio che impennate nei tassi di mercato si trasmettano velocemente al costo medio del debito, peggiorando così la traiettoria del rapporto debito/Pil.
Questo è esattamente quello che il governo ha annunciato di voler fare con ben 88 miliardi dei prestiti del Recovery Fund, che come noto hanno diverse condizionalita’ macroeconomiche (le spese finanziabili devono essere in linea con le raccomandazioni annuali della Commissione Ue, devono rientrare nelle priorità e nei tempi stabiliti dalla Ue, e devono essere controllate da un comitato composto da tecnici delle banche centrali e dei ministeri del tesoro).
E allora la domanda è estremamente semplice:
Perché quello che si fa con 88 mld di prestiti Ue condizionati ( = il Recovery Fund) non lo si vuole fare per 36 miliardi di prestiti Ue non-condizionati ( = il Mes sanitario)?