Oggi Il Messaggero – in un articolo a firma di Andrea Bassi – riporta un fatto accaduto in un ambiente di lavoro del settore pubblico (una sede periferica di una amministrazione centrale dello Stato).
Secondo l’articolo, i sindacati stanno conducendo una violenta battaglia contro una dirigente: comunicati stampa, richiesta di rimozione dall’incarico, richiesta di attivazione di procedimento disciplinare, e addirittura una segnalazione alla Consigliera per la parità con l’accusa di operare discriminazioni nei confronti dei lavoratori.
Accidenti. Questa dirigente deve aver fatto qualcosa di molto grave. Molestie sessuali? Razzismo? Abuso d’ufficio?
Macché. La colpa della dirigente, secondo i sindacati, è un’altra: non aver dato a tutti i dipendenti, come normalmente si usa fare, il massimo dei voti nella valutazione individuale, quella che da qualche anno determina – in misura talmente piccola da essere quasi invisibile a occhio nudo – un pezzo della retribuzione del lavoratore (quella “di produttività”).
Invece di dare 100 a tutti, infatti, la dirigente ha osato applicare non solo la legge (che lo prevede espressamente) ma anche il banale principio che anche nel settore pubblico occorre valutare le performance e premiare chi lavora meglio.
E così ha deciso di differenziare un po’ i voti. Giusto un minimo, visto che il più basso era comunque 95. E ha provocato una minima differenziazione della retribuzione di produttività: chi ha preso i punteggi più bassi ha incrementato la propria retribuzione di 10 o 20 euro in meno rispetto all’incremento che ha avuto chi ha preso il massimo.
Dico spesso che vanno trovate nuove linee divisorie tra le offerte politiche italiane, perché quelle che hanno svolto quella funzione per decenni, non reggono più di fronte all’epocale shock che la globalizzazione ha avuto in particolare nel nostro paese e ai cambiamenti radicali a cui lo obbliga.
Una di queste linee, perlomeno una piccola parte, potrebbe essere rappresentata da che atteggiamento i partiti politici ritengono opportuno tenere in merito a storie come questa.