Il 30% dei contribuenti italiani (12,8 milioni di persone) non pagano l’Irpef perché sono sotto la soglia di esenzione.
I rimanenti – 28,7 milioni di persone – sopportano sulle loro spalle il peso di 191 miliardi di Irpef.
Tra questi ultimi:
Il 43,55% (circa 12,5 milioni di persone), quelli con reddito sotto i 20.000 euro, paga il 10,78% di tutto il gettito Irpef.
Il 3,75% (circa 1 milione di persone), quelli con reddito superiore a 70 mila euro, paga il 28,72% di tutto il gettito Irpef.
E il 13,76% (circa 4 milioni di persone) comunemente definito come “ceto medio” – con reddito dai 35 mila ai 70 mila – paga il 28,06% di tutto il gettito Irpef.
Riassunto brutalmente: ci sono 25 milioni di persone (con reddito fino a 20.000) che sopportano il 10% del peso dell’Irpef, ma la metà di loro non paga un euro; e poi ci sono 5 milioni di persone (con reddito superiore ai 35 mila euro) che ne sopportano più della metà.
In tanti preferiscono distrarre gli italiani con una finta domanda (“il fisco deve essere progressivo o no?” che ha già una risposta chiara), per evitare che si pongano quella vera (“quanta progressività abbiamo e dove?”).