A Paperopoli c’e la tassa sui tostapane.
Non sul primo tostapane che possiedi (che è esentato sia dalla tassazione patrimoniale che da quella reddituale), ma dal secondo in poi.
La tassa si basa sul valore dei tostapane, che però è stato determinato diversi decenni fa e con molta irrazionalità: può capitare che su un (secondo) tostapane scassato sia associato un valore molto alto, e che quindi il proprietario paghi un sacco di soldi di tasse (e magari costui/costei sia pure massacrato di tasse nella sua busta paga).
Mentre su un altro tostapane posseduto da qualcun altro (sempre il secondo) – scintillante e tempestato di diamanti – sia associato un valore irrisorio, e il felice proprietario ci paghi solo qualche spicciolo di imposta.
In tutta Paperopoli, il valore complessivo dei tostapane è 1.000.
Su questa base imponibile, il governo applica un’aliquota del 20%.
Il gettito complessivo è quindi 200 ( = 0,20 X 1.000).
Il governo decide due cose:
1) che 200 euro di incasso totale sui tostapane sono più che sufficienti. Non c’è quindi bisogno di chiedere un euro in più di tasse ai suoi cittadini.
2) che è ora di aggiornare la base imponibile , cioè il valore dei tostapane. Semplicemente perché non è giusto che chi ha un bel (secondo) tostapane paghi molto di meno di uno che ha un (secondo tostapane) che a malapena funziona.
Dopo questa revisione dei valori, facendo per bene tutti i conti, la base imponibile della tassa sui tostapane passa da 1.000 a 1.600.
Al fine di garantire la parità di gettito (cioè non alzare, in aggregato, il gettito fiscale su quel bene), il governo abbassa l’aliquota dal 20% al 12,5%.
Il nuovo gettito e’ quindi 0.125 X 1.600 = 200.
Vale a dire, lo stesso identico di prima. Non un euro in più è stato richiesto ai cittadini di Paperopoli, ed è stata sufficiente una semplice operazione matematica da scuola elementare.
Cosa succede ai proprietari di tostapane (sempre dal secondo in su, perché sul primo tostapane che si possiede non si paga nulla)?
A) chi ha visto il valore del proprio tostapane aggiornarsi al ribasso, paga molto molto di meno: perché non è diminuita solo l’aliquota (dal 20% al 12,5%) ma pure la base imponibile, cioè il valore su cui si applica l’aliquota.
B ) chi ha visto il valore del proprio tostapane rimanere uguale, paga molto di meno, perché ora su quel valore paga solo il 12,5% anziché il 20%.
C) addirittura anche chi ha visto aumentare il valore del proprio tostapane, può darsi che finisca per pagare meno tasse.
Immaginate infatti che prima della revisione il mio tostapane valesse 100. Col 20% di tasse pagavo 20. Se il nuovo valore del mio tostapane – dopo l’aggiornamento governativo – aumentasse a 159, con la nuova aliquota del 12,5% pagherei 19,875.
Quindi comunque meno dei 20 che pagavo prima.
D) chi ha visto aumentare il valore del proprio (secondo) tostapane di molto (evidentemente perché il valore precedente era drammaticamente distante dalla realtà), paga un po’ di più.
Anche a Paperopoli, i (magari molto pochi) appartenenti al gruppo D si fanno sentire un sacco, spacciando la cosa per “terribile stangata sui tostapane” e chiamando alla rivolta popolare.
Ma anche i (magari molti di più) appartenenti ai primi tre gruppi si fanno sentire, facendo valere i propri diritti e rifiutandosi di vivere in un dibattito pubblico in cui slogan, caciara e il confondere l’interesse particolare con quello generale – su ogni cosa – sembrano essere sempre la regola.
Non è detto che l’aggiornamento del valore dei tostapane si faccia.
In fondo i problemi principali del sistema fiscale di Paperopoli sono altri, in primis la complessità e il peso eccessivo su chi lavora e su tutto ciò che produce crescita del Pil. Anche se di questo, magicamente,nessuno sembra parlarne più.
Tuttavia, a Paperopoli piace impostare i dibattiti in maniera seria.