Intervista per Il Corriere della Sera
Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze alla Camera, nel settembre 2019 lei lasciò convintamente il Pd per aderire a Italia viva, aspirando alla doppia cifra. Ora i sondaggi vi danno anche sotto al 2%. Pentito della sua scelta?
«No, perché ero e sono convinto che una prospettiva autenticamente liberale e riformista non avesse più spazio nel Pd, neanche vincendo a mani basse i congressi. Quanto ai sondaggi, preferisco i voti veri, e l’ultima tornata amministrativa ha restituito cifre diverse. Poi certo, possiamo fare molto di più, puntando su idee, organizzazione e un progetto politico in grado di parlare a tutto il Paese».
Ora sono rimasti 27 deputati e 16 senatori renziani: 43 parlamentari in tutto e, numeri alla mano, sarete decisivi per il Quirinale. Se non troverete un’intesa con il Partito democratico siete pronti a trovarla anche con il centrodestra?
«Non credo che il prossimo presidente verrà scelto rompendo la maggioranza che sostiene il governo Draghi. Serve un’intesa larga su una personalità molto autorevole».
L’inchiesta sulla Fondazione Open vi sta colpendo duramente. Sono insistenti le voci su un drappello di suoi colleghi pronti a mollare Italia viva. Crede che Renzi controlli ancora tutti i 43 voti in vista del Colle?
«Rispetto la magistratura ma mi preoccupa un Paese in cui si usano certi metodi, con la complicità di media rancorosi, per colpire progetti politici. Le cose che ho letto su decine di parlamentari in partenza sono sciocchezze. Non escludo ci siano colleghi dubbiosi, ma l’attacco scomposto che abbiamo subito ci ha compattato tutti ancor di più, mi creda».
Anche lei è incasellato tra i critici. Si dice anche che mal sopporti il dirigismo di Maria Elena Boschi. Rimarrà con l’ex premier fino al termine della legislatura?
«Quando ho criticato, l’ho fatto su progetto politico, strategia e organizzazione. Mai sulle persone, e certamente mai su Maria Elena. E rimarrò in Italia viva fino alla fine della legislatura, cercando di dare il mio contributo».
E dopo il 2023 con chi si candiderà?
«Non ho ansie sul mio futuro personale. Chi lo sa come sarà l’offerta politica nel 2023. Io spero sia radicalmente diversa da quella attuale. Ma perché ne ha bisogno il Paese, non noi politici».
Lei, davanti al crollo dei vostri consensi, ha parlato a più riprese della necessità di creare un nuovo contenitore riformista, un altro partito insomma…
«Il Pd sta per imbarcare Articolo Uno, e in Europa accoglie il Movimento 5 Stelle. È la cristallizzazione di un’offerta politica socialista-movimentista, quella della Ocasio-Cortez. Dall’altra parte ci sono i populisti nazionalisti, quelli di Orbán. In mezzo c’è un’offerta liberal-democratica da costruire, il cui primo passo dovrebbe essere un atto di generosità da parte dei 15 aspiranti leader».
In Sicilia Italia viva ha stretto intese con il centrodestra. È d’accordo oppure è tra quelli del «mai con Salvini»?
«Salvini fa parte dell’offerta politica populista-nazionalista, e non cambierà. Lo dicono sia la sua storia, sia i suoi comportamenti attuali. Nella Lega non sono tutti così, ma devono decidere cosa fare da grandi. Per quanto mi riguarda, se si tratta semplicemente di allearsi con il centrodestra attuale, non se ne parla nemmeno di striscio. E così la pensa il 95% di Italia viva, mi creda. La nostra ambizione è un po’ più complessa».