1) La legge di bilancio ha stanziato 8 miliardi strutturali sul fisco (di cui 2 erano già presenti dagli anni scorsi, e 6 sono stati aggiunti ora). Ieri e’ stato raggiunto un accordo definitivo su come usarli?
No. Al termine di una settimana di lavoro, i partiti di maggioranza e il governo – seduti intorno ad un tavolo a ragionare con numeri, analisi e simulazioni – hanno trovato un terreno comune d’intesa, da perfezionare nei prossimi giorni e da portare al necessario confronto con le parti sociali e alla decisione politica definitiva.
2) E da cosa è costituito questo “terreno comune d’intesa”?
Da quattro punti:
a) 7 miliardi vanno all’Irpef (un’imposta da 164 miliardi, 1 all’IRAP (un’imposta – per il solo settore privato – da 14 miliardi).
b) entrambi gli interventi non sono spot (cioè che si innestano sulla struttura esistente delle due imposte, modificandole al margine) ma di struttura: nel senso che agiscono, correggendoli, sui difetti strutturali delle due imposte, realizzando un’intervento complessivo di riforma.
c) entrambi gli interventi si innestano sul lavoro di 6 mesi svolto dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato da gennaio a giugno (61 audizioni, 12 contributi scritti, position paper di tutti i partiti e documento conclusivo votato all’unanimità – con la sola astensione di Leu – il 30 giugno scorso) e sono coerenti con esso.
d) entrambi gli interventi sono “moduli” di un percorso a due tappe, la cui seconda tappa è rappresentata dall’approvazione e attuazione – entro il prossimo anno – della delega fiscale, approvata dal consiglio dei ministri il 5 ottobre scorso e che è ora all’esame del Parlamento. Tale percorso a sua volta è coerente con il documento parlamentare del 30 giugno.
3) In particolare su Irpef che si prevede?
Di rifare completamente il sistema in ogni suo componente principale: aliquote e scaglioni (che da 5 passano a 4), detrazioni per tipologie di lavoro (che vengono potenziate) e no-tax area (che viene allargata) con due obiettivi:
a) rendere più razionali e meno confuse le aliquote marginali effettive ( = la percentuale di reddito aggiuntivo che va in tasse, che determina l’incentivo al lavoro)
b) rendere più basse le aliquote medie ( = quanto ognuno paga di imposta, in percentuale del proprio reddito, che determina quanto pesante e’ il sistema)
4) Chi ci guadagna?
Secondo questo schema, se confermato, nessun contribuente avrà un aggravio di imposta.
Tutte le classi di reddito avranno diminuzioni di imposta, in particolare i redditi molto bassi e i redditi medi.
5) E il “secondo step” sull’Irpef – da realizzare in delega fiscale – quale sarebbe?
Completare il processo di alleggerimento e semplificazione, passando ad un sistema a sole 3 aliquote. Un’Irpef che non abbia, come invece accade ora, 342 pagine di istruzioni per capire come funziona.
6) E sull’IRAP che prevede, ora, il primo step?
Se questo schema fosse confermato, la cancellazione dell’IRAP per le persone fisiche. Circa 900.000 persone (quasi la metà dei contribuenti Irap) dal prossimo anno non faranno più la dichiarazione Irap quando pagano le imposte.
7) E il secondo step?
Il superamento di quell’imposta anche per la rimanente metà dei contribuenti. L’IRAP è un’imposta che ha fatto il suo tempo: colpendo l’accumulazione di lavoro e capitale, è contraria alla crescita e viene pagata anche da attività economiche che non realizzano utili.
8 )Otto miliardi non sono pochi, anche per un primo step?
Si. Ma quando in autunno il governo ha deciso di destinare “solo” 6 miliardi – dei 23 disponibili – alla riforma fiscale, solo Italia Viva ha detto che si doveva far di più, avendo il coraggio di fare scelte nette.
Altri partiti avevano altre priorità: reddito di cittadinanza, pre-pensionamenti, ammortizzatori, bonus edilizi.
9) Qualcuno dice che bisogna destinare gli 8 miliardi solo a specifiche categorie: chi dice solo i giovani, chi dice solo i dipendenti, chi dice solo le imprese….
Quello sarebbe stato un bonus, che non avrebbe realizzato alcuna riforma: solo una “mancia” specifica, e scoordinata, che non solo non avrebbe risolto i problemi strutturali del fisco, ma ne avrebbe per molti versi aggravato le storture.
10) C’e’ anche chi si lamenta perché non ha partecipato alla decisione…
Come detto nel punto 1), la decisione ci sarà solo quando verrà presentato e approvato l’emendamento alla legge di bilancio.
Alla discussione devono partecipare tutti. Le parti sociali, gli esperti, l’opinione pubblica. È così è stato: “tutti” sono stati ascoltati per sei mesi dal parlamento, in audizioni pubbliche, trasmesse in streaming e le cui memorie abbiamo pubblicato sul sito della Camera.
Ma nelle democrazie liberali, dopo aver ascoltato e discusso, decide la politica.
Spero che almeno su questo possiamo essere tutti d’accordo.