Intervista per Il Sole 24 Ore
«Ora ognuno deve sforzarsi per fare un passo avanti, sapendo che affosseremmo la delega se non ci fosse il tempo per i decreti attuativi entro la legislatura. Possiamo anche restringere il campo degli interventi, a patto che siano quelli giusti». Luigi Marattin (Iv), presidente della commissione Finanze della Camera, è ora il relatore della delega fiscale.
Partiamo dall’Upb, che sembra «smontare» la delega.
Non credo l’abbia smontata. L’Upb – come sempre – ha fornito consigli puntuali e professionali su come a suo giudizio migliorare il testo. Starà ai partiti valutarli, nel formare un equilibrio politicamente sostenibile.
Ma come si coordina il sistema duale con la sopravvivenza dei regimi sostitutivi tipo Flat Tax, su cui la Lega torna a rilanciare?
Ognuno deve fare uno sforzo per fare un passo avanti. I “padri” del forfettario devono capire che non è incompatibile con un sistema duale; dipende, ad esempio, su quale si decide essere la componente derivante dall’impiego di capitale, e dai coefficienti di redditività. Chi lo avversa deve invece fare uno sforzo per comprendere che in nessun Paese il duale impedisce alla politica fiscale di fornire incentivi selettivi; il punto è che non devono essere casuali come ora, ma inquadrati in obiettivi coerenti.
Che tempi prevede per l’esame della delega?
Dobbiamo trovare un equilibrio tra la necessità di non comprimere i tempi della discussione – cruciale in questa fase – e quella di non affossare la delega, cosa che avverrebbe se non ci fosse il tempo, entro la legislatura, per completare il complesso iter dei Dlgs. In commissione Finanze abbiamo sempre adottato un approccio cooperativo e orientato ai risultati, e non ho dubbi che sarà così anche stavolta. Grazie soprattutto alla responsabilità che i gruppi hanno finora dimostrato.
L’accordo iniziale troppo generico non complica il percorso?
Nessuno ci obbliga a puntare su ciascuno dei temi della delega; potremmo scegliere di restringere il campo a pochi interventi. L’importante è che siano quelli giusti, in grado di consegnare agli italiani nel 2023 un fisco più semplice e più leggero.
Sul taglio Irpef in manovra l’accordo si può rivedere? È fondata la critica sindacale di scarsa attenzione ai redditi bassi?
I 18 milioni di italiani con redditi fino a 15mila euro pagano in media di tasse il 2,4% del reddito, oltre a essere probabilmente i principali beneficiari dei 6 miliardi annui aggiuntivi dell’assegno unico. E la loro aliquota media effettiva scenderà ancora con il potenziamento delle detrazioni. I 3 milioni e mezzo con redditi tra 35 e 55mila hanno un’aliquota media effettiva quasi dieci volte superiore. E avranno benefici un po’ superiori alla media. Ma sono coloro a cui, negli ultimi anni, nessuno ha prestato attenzione. E se c’è qualcuno che davvero li considera ricchi da “punire”, forse dovrebbe farsi un giro nel mondo reale.