Intervista di Aldo Torchiaro, “il Riformista”, 3 agosto 2022.
Onorevole Marattin, tutti contro Renzi, che cos’è che lo rende così indigesto per il sistema?
Renzi fa le cose che tutti ritengono a parole necessarie per “rivoluzionare” il sistema ma che poi nessuno ha il coraggio di fare. Iniziò nel 2008, sancendo il principio che un giovane potesse farsi spazio senza chiedere il permesso a nessuno, senza appartenere ai giri giusti, senza continuare zitto e buono a portare la borsa ad un “vecchio” e aspettare che egli decidesse di farsi da parte. Ha avuto il coraggio di dire ad alta voce che certi poteri soffocavano lo sviluppo del nostro capitalismo, che i sindacati si erano trasformati in forze conservatrici, che la magistratura godeva di una rendita di posizione fra dai tempi di Tangentopoli che non necessariamente veniva usata nell’interesse generale; che l’architettura costituzionale creata nel dopo guerra era divenuto un mezzo per togliere alla politica il reale potere decisionale. E in tutti i casi ha fatto seguire i fatti alle parole, altra cosa che in Italia viene mal tollerata. E per due volte (con Letta nel 2014 e con Conte nel 2020) non ha avuto paura nel far cadere due governi nel momento in cui si è reso conto che il momento storico richiedeva un passo diverso. Matteo Renzi ha certamente fatto anche errori; ma penso che nessuno – anche il suo più acerrimo nemico – neghi che abbia un’intelligenza politica superiore a quella di tutti gli altri. E in Italia questa, come in generale il merito in ogni campo, è l’unica cosa che in assoluto non possono mai perdonarti.
Con Enrico Letta o con altri c’è una ruggine personale?
Non credo, altrimenti dimostrerebbe che si è del tutto inadatti all’attività politica. Certo mi ha molto colpito l’atteggiamento di Emma Bonino, una donna che stimo, che ha avuto il coraggio di rispondere un semplice “no” (non motivato) quando Repubblica le ha chiesto se avrebbe voluto anche Renzi nella coalizione che dovrebbe salvare l’Italia dal pericolo putiniano. Questo atteggiamento non credo faccia onore al servizio che Emma ha reso per tanti decenni al nostro Paese.
Non è che Letta teme il 26 settembre, quando potrebbe trovarsi il partito in rivolta, e vuole silenziare Renzi che guarda a Bonaccini?
Non credo, e sa perché? Se conosco bene il Pd, Letta il problema – e grosso – ce l’avrà in due date, e ce lo avrà in ogni caso. Il 22 agosto, cioè il giorno dopo la definizione delle liste, e il 26 settembre. Dopo i risultati.
Cosa pensa di Calenda, oggi?
Non penso nulla. Immagino abbiano usato argomenti molto convincenti per indurlo ad una scelta opposta a quella che la sua constituency gli chiedeva con forza. O comunque argomenti che hanno trovato in lui orecchie attente. Faccio anche a lui, conte a tutti i miei avversari, gli auguri per una serena campagna elettorale. Le difformità di opinione e di atteggiamento non devono mai far venire meno il rispetto, altrimenti non diventeremo mai una democrazia normale.
Emerge che il Pd ha proposto un diritto di tribuna per il solo Matteo Renzi. Lui ha detto di no mentre Di Maio, per esempio, ha accettato. Mi può confermare questa circostanza?
Non ho visto o sentito questa offerta personalmente, ma la ritengo plausibile. Così come è plausibile che Di Maio abbia accettato e Renzi no. Stiamo parlando di due uomini (non due politici: due uomini) estremamente diversi l’uno dall’altro.
Non avreste mai detto di sì ad un’alleanza generale. Non c’erano compromessi accettabili con Bonelli e Fratoianni?
Fare un’alleanza in nome dell’Agenda Draghi con chi ha votato per 55 volte contro il governo Draghi, in un paese normale non è una questione politica, ma attiene ad un altro campo che preferisco non esplicitare. Fratoianni è per la patrimoniale, per l’aumento della presenza dello Stato in economia, ha detto che si allea solo con chi si impegna a non modificare di una virgola la Costituzione. Bonelli è contro i termovalorizzatori, contro i rigassificatori. In un paese normale si fanno alleanze con chi la pensa diversamente ma nell’ambito di una stessa idea di società. Non con chi ha, legittimamente, opinioni opposte su tutte le dimensioni della politica.
E adesso quindi Italia Viva incarna il terzo polo tutto intero. Con quale obiettivo?
Offrire una sponda a chiunque in Italia pensi che né la coalizione Meloni-Salvini né la carovana da Fratoianni a Calenda siano in grado di gestire i mesi e gli anni complessi che abbiamo davanti. A chiunque si sia stancato di dover scegliere tra la conservazione confusa (a sinistra) e il sovranismo che ammicca alle autocrazie di Putin o Orban (a destra). A chi pensa che vadano redistribuite opportunità, e non “semplicemente” ricchezze. A chi crede nel binomio inscindibile tra meritocrazia e pari opportunità. A chi crede che non possiamo pagare nello stesso modo un insegnante che entra in classe e si fa gli affari suoi e uno che si fa in quattro per trasmettere esperienza e sapere ai suoi studenti. A chi, insomma, crede che gli anni migliori di questo paese siano ancora davanti a noi, ma per raggiungerli occorre coraggio, determinazione e competenza.
Non sarà facile. La campagna elettorale si concentra in tre settimane a settembre. Su cosa punterete?
La politica è una cosa seria, ma non necessariamente una cosa noiosa. Per qualche settimana proveremo a mostrare ai tanti cittadini che finora sono stati ai margini della cosa pubblica che un altro modo di fare è possibile. Saremo online, nei luoghi di aggregazione, parleremo ai tantissimi delusi dei due schieramenti. E offriremo un volto sereno e competente, sempre sui temi, senza polemiche o attacchi personali.
Chi sono i futuri elettori di Italia Viva?
Gli autentici riformisti che dubitano che questo paese possa davvero cambiare se governato da chi ha mandato a casa Draghi o non lo ha mai sostenuto.
Mani libere, dopo le elezioni, per il governo? Se servisse il vostro sostegno lo dareste anche al centrodestra?
Se, come penso, la storia di queste elezioni è ancora tutta da scrivere, il prossimo Parlamento non avrà una maggioranza chiara. Il voto a Italia Viva serve proprio a garantire che vi sia un governo equilibrato e che isoli gli estremismi, che da qualche anno hanno preso il sopravvento in questo finto bipolarismo. Gli italiani che hanno apprezzato Mario Draghi ora hanno una sola scelta: votare non solo chi – in una battaglia soli contro tutti – lo ha portato alla guida del paese per un anno e mezzo, ma anche l’unico partito che non si allea con chi lo ha ferocemente avversato.