intervista di A. Ducci su il Corriere della Sera del 24 dicembre 2022
Le opposizioni lamentano il caos degli ultimi giorni di approvazione della manovra. Era prevedibile con un governo insediato alla fine di ottobre…
«Proprio perché per la prima volta si è votato in autunno – osserva Luigi Marattin, deputato di Azione-Italia viva e capogruppo del Terzo polo in commissione Bilancio – il governo avrebbe potuto presentare una legge con i soli articoli sul caro energia e rinviare a un decreto legge dopo Capodanno tutti gli altri interventi di politica economica. Invece ha scelto di portare in Parlamento a metà dicembre 174 articoli, pensando di essere in grado di governare il processo. In tutta evidenza, non è stato così».
Lei ha definito imbarazzante l’intera gestione. Nelle sedute in commissione non è capitato ciò che succede puntualmente ogni anno?
«L’iter della legge di Bilancio è sempre complicato perché il funzionamento delle nostre istituzioni è ormai largamente inefficiente. Ma tutti gli addetti ai lavori concordano che una gestione così non si è mai vista. Mai si era arrivati al 21 dicembre senza neanche un emendamento approvato in commissione, mai il governo aveva cambiato il testo a 15 minuti dall’inizio del voto di fiducia»
L`accusa di mortificare il Parlamento è già stata mossa ai governi di Conte e di Draghi. Come se ne esce?
«Occorrono alcune modifiche istituzionali: abolire il bicameralismo paritario, snellire i regolamenti, escludere dalla legge di bilancio le misure particolaristiche. Ma la cosa cruciale è cambiare il modo in cui si fa politica».
Renzi e Calenda giudicano la manovra debole, pasticciata e senza visione. Perché?
«Sono assenti gli interventi sui veri problemi strutturali del paese: il fisco, gli investimenti privati, la riforma di alcuni strumenti welfare, la formazione dei lavoratori, il futuro dei giovani. Ci sono solo interventi microsettoriali o che solleticano gli istinti di qualche ristretto gruppo sociale».
Intervenire sul reddito di cittadinanza è stato giusto?
«Sarebbe giusto, ma non l’hanno fatto. Si sono limitati ad abolirlo dal 2024, ma senza dire con cosa lo sostituiscono. Nel nostro incontro a Palazzo Chigi gli avevamo fatto una proposta completa, ma l’hanno ignorata».
La flat tax è iniqua nei confronti dei lavoratori dipendenti?
«Un lavoratore dipendente con un imponibile di 70 mila euro l’anno pagherà circa il doppio delle tasse di un autonomo a parità di imponibile. È giusto sostenere le partite Iva, ma così si criminalizza il ceto medio dipendente».
Quale misura davvero non la convince?
«Consentire ai club di serie A di pagare le tasse arretrate entro cinque anni e con solo il 3% di sanzioni. Un’opportunità che non hanno offerto a nessun imprenditore, commerciante o artigiano a cui hanno chiesto il voto».
Il ministro Giorgetti rivendica di avere vigilato sui conti pubblici. Il governo si è mosso nel solco di Draghi?
«Sui conti pubblici sì. Sulla serietà e il metodo sono stati peggio dei Cinque Stelle».
L’Italia è l’unico Paese a non avere ratificato il Mes. C’è il rischio di finire isolati?
«Lo ratificheranno. Stanno solo cercando la chiave comunicativa per giustificare anni di bugie populiste».