la mia intervista con E. Calessi su Libero del 21 febbraio 2023
Onorevole Luigi Marattin, il partito unico, IV-Azione, va fatto subito, come vuole Calenda, o dopo le Europee, come chiede Renzi?
«Più che sul “quando” farlo, preferisco concentrarmi sul “cosa” e sul “come”. Vorrei che questo fosse un partito fondato non sull`apprezzamento verso un leader, ma in virtù di un`idea di società. Vorrei quindi che innanzitutto scrivessimo insieme la “carta d’identità” di questo partito: a quali valori si ispira? Che tipo di Italia vuole? In cosa crede? Poi che si scelga un nome e un simbolo e si lanci un tesseramento comune, e infine si faccia un congresso fondativo».
Sui territori siete molto divisi, dice Calenda.
«Nei territori in cui vado io non riesco a distinguere chi è di Iv e chi è di Azione, né mi interessa saperlo. Come spesso accade, gli iscritti e i dirigenti di base sono più avanti rispetto a noi a Roma».
A gennaio ciascuno ha iniziato il proprio tesseramento. Non proprio un passo verso la fusione…
«È la conseguenza della volontà di misurarsi, per arrivare al nuovo partito con rapporti di forza chiari. Io avrei preferito lanciare subito una campagna di tesseramento comune, una “doppia tessera”. Ma sono scelte che si possono aggiustare nelle prossime settimane, sulla base del percorso che decideremo insieme».
Le Regionali vi sono andate male. Avete sbagliato voi o gli elettori, come ha detto Calenda?
«Le elezioni locali, che prevedono le preferenze, hanno bisogno di partiti radicati che preparino quella sfida sul campo almeno due anni prima. Noi non avevamo nessuna delle due condizioni, eppure siamo stati semplicemente un po’ sotto il voto delle politiche, in elezioni dove l’affluenza si è dimezzata. Ma chiariamoci: il progetto del partito liberaldemocratico ha bisogno di anni per crescere. Se c’è qualcuno che immagina di passare in poche settimane al 20% forse non ha capito bene cosa stiamo facendo. Non stiamo costruendo la prossima “moda del momento”».
Come va scelto il leader?
«Dagli iscritti di quel partito, in congressi aperti e contendibili in cui si confrontino leadership e proposte alternative. Per troppi anni abbiamo creduto di poter fare a meno della forma-partito, solo perché la forma era diventata – sciaguratamente – più importante della sostanza. Ma un partito di sostanza, non può far almeno della forma».
Renzi e Calenda resteranno i leader?
«Adesso il leader della Federazione Iv-Azione è Carlo Calenda. Quando faremo il congresso fondativo, chi vorrà si potrà candidare».
Non sarebbe meglio se Calenda e Renzi si facessero da parte?
«E perché? Considero Renzi la miglior intelligenza politica che l`Italia ha avuto negli ultimi decenni. E Calenda un uomo che ha fatto riscoprire alla politica l’importanza del fare, dell’approfondimento e del superamento delle sterili ideologie. Entrambi al governo del Paese hanno realizzato le migliori riforme degli ultimi anni. Perché farne a meno?»
Qual è l’asticella, alle Europee, che deciderà se l’operazione è riuscita o no?
«Le Europee saranno un test importante perché si vota col sistema proporzionale. Ma pure se prendessimo il 4% per me l’importanza del progetto rimarrebbe assolutamente intatta. Meloni e Salvini sono stati per anni a quelle percentuali, e anche inferiori. Ma hanno creduto nel progetto e alla fine sono stati premiati».
«Io e Renzi», ha detto Calenda, «non siamo amici». Può durare?
«L’amicizia non è una categoria politica. Anzi, la politica spesso gli amici te li fa perdere, come è accaduto a me. Quello che davvero serve è un gruppo di persone che capisca che la cooperazione tra loro rende più che la competizione personale. Tutti quelli che ci hanno provato finora hanno fallito. Chi ci riuscirà per primo avrà davvero la chance di cambiare l`’talia».
L’impressione è che non si sopportino.
«Sono stato presente a riunioni riservate tra loro. E ho visto una chimica che raramente vedo nelle persone. Devono solo imparare a fidarsi un po’ più l’uno dell’altro, se necessario ricominciando daccapo. Dopodiché questo progetto non può riposare su uno o due nomi, qualunque essi siano. C’è una classe dirigente di prim’ordine, che ha voglia di costruire un’avventura entusiasmante da offrire agli italiani nei prossimi anni».
Tutti gli esperimenti di terzo polo sono falliti. Perché il vostro dovrebbe riuscire?
«Sono falliti gli esperimenti di rifare la Dc. Noi vogliamo fare un partito liberal-democratico che metta ordine nel caos della politica italiana, in cui la “destra” ha come bandiere economiche quelle dei Cobas e la “sinistra” guarda ancora con nostalgia agli anni settanta»