“DAI CHE FORSE LI ABBIAMO FREGATI ANCORA”.

Thread – ma meglio sarebbe dire preghiera – per non cadere nell’enorme trappola mediatica che Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno preparato sulla bufala della flat tax. E che purtroppo sta riuscendo perfettamente.

Già me li vedo, Giorgia e Matteo darsi di gomito e dire “che polli, ci sono cascati ancora”. E stappare felici una buona bottiglia per festeggiare.

Tutta l’opposizione (politica, mediatica e sociale) sta infatti dicendo che la riforma Drag..ehm scusate, la riforma Meloni approvata giovedì dal governo non va bene “perché c’è la flat tax”.

Così che la nuova sfida tra curve ultra è pronta: il governo difenderà la riforma perché vuole la flat tax per ridurre le tasse, l’opposizione dirà di no perché la flat tax è ingiusta.

Ma stanno davvero così le cose?

Il disegno di legge-delega sulla riforma fiscale non contiene alcun principio di delega che riguardi l’introduzione di una flat tax per l’Irpef.

Nei prossimi 2 anni quindi (tempo di attuazione della riforma) non vi potrà essere nessun decreto attuativo inerente la flat tax.

E questo è un fatto, non è un’opinione.

Quello che Salvini e Meloni furbescamente hanno inserito è ben altro.

All’articolo 5 comma 1 fanno scrivere un furbesco e innocuo “..nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota unica”.

Già me li vedo.

Giorgia: “Matteo, ma sei sicuro che il semplice inserimento della parola ‘aliquota unica’ basterà per polarizzare il dibattito su ‘flat tax Si Vs flat tax No’ ?”.

E Matteo: “Giorgia, ma dove hai vissuto negli ultimi anni?! Non hai visto che la politica italiana ormai funziona così? Ci cascheranno, vedrai”.

In realtà – come capisce anche un bambino – aver scritto in una legge delega che la prospettiva, un giorno, sarà un sistema ad aliquota unica non significa assolutamente nulla.

È come se io, mentre firmo il rogito per comprare un bilocale diroccato dicessi contemporaneamente a mia moglie: “tranquilla cara, tanto la prospettiva è comprare un castello”.

Mia moglie, che è donna molto concreta, mi chiederebbe subito se ho i soldi che servono per comprare un castello, se ho idea di quale comprare, se ho contattato un’agenzia, se ho avviato le pratiche per il mutuo.

Noi invece no. Noi siamo fatti così. Basta leggere una parola buttata lì a caso, senza alcun effetto giuridico né lo straccio di una lira, per far partire subito il circo “no alla flat tax!”

Fornendo così un meraviglioso assist al governo, che vede legittimata la propria narrazione e la propria bufala. Che si sa, è vincente: chi non vorrebbe sentirsi dire che il sistema fiscale diventerà talmente semplice che ognuno pagherà un X% di tasse e basta?

Intendiamoci: il Terzo Polo chiederà di stralciare quelle inutili 9 parole, perché per i comizi, gli slogan e le balle ci sono i social network. Le leggi, per fortuna, servono ancora ad altro. E la Gazzetta Ufficiale non è l’estensione del profilo Twitter di Salvini.

Ma impostare tutto il dibattito sulla riforma fiscale su Flat Tax Si o No sarebbe un colossale errore. Perché legittimerebbe l’idea che davvero la delega fiscale contiene la flat tax.

Anzi, sapete che vi dico. Verrebbe quasi voglia di presentare un emendamento che contenga davvero un principio di delega per la flat tax, che contenga minimo esente e deduzioni decrescenti per salvaguardare la progressività tutelata dalla Costituzione.

Così da poter guardare in faccia il governo e digli: “Sono anni che prometti di fare ‘sta flat tax. Ecco l’emendamento vero: mettici i soldi e approvalo. Ti diamo anche la prima firma”.

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Una preghiera a tutti, quindi.

Non caschiamo nella colossale trappola che il governo ha predisposto.

Sfidiamolo sui contenuti e usciamo dalla logica delle curve ultra.

Soprattutto se, come stavolta in modo particolare, le curve ultra si sfidano sul nulla assoluto.

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