Intervista a La Stampa del 19 marzo 2023
Per Luigi Marattin è impossibile indicare una preferenza tra Maurizio Landini e Giorgia Meloni: per il deputa- to di Azione-Iv i due incarnano «quel bipolarismo in cuinon cinconosciano».
Inutile chiedere chi dei due lo abbia convinto di più, «sono molto lontano dalla visione della Cgil, basata sul ruolo dello stato». Al tempo stesso «la Meloni deve ancora dimostrare di avere un’idea di economia. La delega fiscale è copiata da Draghi, e di questo ovviamente sono felice. Ma hanno aggiunto slogan da “social network”: Quella frase su una “prospettiva di flat tax” non vuol dire nulla!»
Anche voi siete contro la flattax?La Cgil minaccia lo sciopero. E Elly Schlein promette di «fare muro».
«È evidente che un’aliquota unica è irrealizzabile. Ma io dico: non basiamo tutto su quello, perché si fa un favore al governo, non cadiamo nel- la trappola mediatica. Landini è coerente: fece sciopero anche contro Draghi. Non capisco invece come possa il Pd “fare muro”contro una delega fiscale che per il 90% è in linea con quella votata anche da loro l’anno scorso».
Ma quindi le tre aliquote pervoi vanno bene?
«Il testo della delega ancora non c’è, i decreti attuativi arriveranno tra due anni. Vedremo. A Landini dico però che la progressività non ha niente a che fare col numero delle aliquote, dipende dal combinato disposto di aliquote e deduzioni. Loro hanno preso la delega Draghi, ma con ag giunte “da social network”: la flat tax incrementale per i dipendenti è una follia. E poi, per le nuove assunzioni devi ridurre il costo del lavoro e non l’Ires… Queste cose chiederemo di toglierle, a cominciare dalla frase sulla flat tax. Se diranno no, non potremo votare a favore».
La ricchezza la creano leimprese, come dice Meloni, o i lavoratori, come sostiene Landini?
«Mi rifiuto, anche da economista, di dire che la ricchezza la producono solo i lavoratori o solo gli imprenditori. La ricchezza la producono i produttori, che sono lavoratori e imprenditori. Il successo dei distretti industriali fu dovuto all’alleanza tra lavoro e capitale. Se la sfida diventa tra chi difende solo il capitale e chi difende solo il lavoro, torniamo indietro di 40 anni».
Il leader Cgil pone un problema oggettivo: gli stipendi sono fermi, c’e un problema di redistribuzione della ricchezza.
«No, c’è un problema oggettivo di creazione della ricchezza. Il tasso di crescita medio del Pil italiano nei 20anni prima del Covid è dello 0,4% tra i più bassi al mondo. Non crescono i salari perché non cresce la produttività. Noi siamo per detassare gli aumenti di produttività, la contrattazione di secondo livello…».
Sul salario minimo è possibile quella «battaglia comune» che chiede Schlein?
«Si, se andiamo sul concreto. Le battaglie non si fanno sugli slogan ma sul “come”. Ci sono differenze tra le nostre idee di salario minimo e quelle degli altri. Ma tutte componibili. Basta sedersi al tavolo e confrontare numeri e proposte».