Sul “Fondo Sovrano” il Governo Meloni sta per compiere un madornale errore

Proviamo a capire bene il perché, e cosa invece serve all’industria italiana.

Il governo ha annunciato in settimana l’approvazione in Cdm di un disegno di legge che crea un “fondo sovrano”.

Nei giorni scorsi ho rivolto un paio di domande al governo nel tentativo di fare una riflessione tutti insieme prima che l’operazione venga fatta. Ma senza successo. Tranne un’intervista di Dario Di Vico oggi a Innocenzo Cipolletta, il tema è totalmente sotto silenzio.

Prima di tutto: ma che cos’è un fondo sovrano?

È uno strumento che i governi dei paesi esportatori di materie prime (soprattutto petrolio: Norvegia, Qatar, Arabia Saudita) creano per metterci dentro i proventi delle vendite derivanti da queste esportazioni.

Tali proventi – tramite il fondo sovrano – vengono prevalentemente investiti all’estero (in attività finanziarie, o in partecipazioni di imprese), al fine di non distorcere troppo le dinamiche di mercato della propria economia. Un concetto interessante, sul quale torneremo.

Negli ultimi anni, populisti e sovranisti nostrani hanno conosciuto questo strumento e hanno cominciato a ricavarne intense eccitazioni, probabilmente di tutti i tipi.

Sarà per la parola “sovrano”, sarà per la natura pubblica, chissà.

Fatto sta che l’idea girava da anni. E a nulla valeva ricordare loro – io l’ho fatto per anni in parlamento e fuori – che l’Italia non è la Norvegia o il Qatar, e quello che volevano fare era quindi semplicemente far resuscitare il Ministero delle Partecipazioni Statali.

E a nulla valeva anche ricordare che esistono già numerosi strumenti in grado di favorire una partnership pubblico-privato (altro slogan di successo) per apportare capitale dove serve: Cdp Equity, il Fondo Strategico Italiano e altri strumenti ancora, prevalentemente in capo a Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Potevamo forse sperare che un governo che sogna di vietare l’inglese, di certificare con decreto i veri ristoranti italiani e di fermare la “sostituzione etnica”rinunciasse a ritirare fuori dal cilindro il mitico “fondo sovrano”?

Macché. E infatti ora ci siamo.

Secondo le bozze, in settimana il governo approverà un disegno di legge in cui il Ministero dell’Economia “è autorizzato a investire a condizioni di mercato nel capitale di imprese ad alto potenziale o che possano generare importante esternalità positive per il Paese”.

Abbiamo chiesto – senza ottenere risposta – in cosa questo nuovo strumento differisca da quello approvato 3 anni fa dal governo Conte II (il cosiddetto “Patrimonio Rilancio”) che doveva fare esattamente la stessa cosa e al momento pare non abbia fatto assolutamente nulla. 1

Ma più di ogni altra cosa, abbiamo chiesto al governo quale sarà il burocrate ministeriale che deciderà (e come lo deciderà) chi sono le “imprese ad alto potenziale” o quelle che “generano esternalità positive per il Paese”.

Anche ammesso che il burocrate – o Commissario del Popolo? – lo possa sapere, siamo sicuri che invece non utilizzerà questi soldi dei contribuenti italiani secondo pressioni politiche e per acquisire consenso (cioè il modo in cui viene purtroppo in parte utilizzata la spesa pubblica italiana)?

E chi sarà il privato che (per la “partnership pubblico-privato”) metterà propri soldi in una sbiadita riedizione del Ministero delle Partecipazioni Statali come questa?

E se vede un’opportunità di remunerazione del proprio investimento, perché già non lo sta facendo, usando gli strumenti (anche pubblici) già a disposizione?

Quello che il governo dovrebbe fare secondo noi è invece questo:

1) ripristinare ed estendere Industria 4.0, l’unico strumento di politica industriale che negli ultimi decenni abbia funzionato. Come Italia Viva ed Azione a dicembre, andammo dalla premier a proporle i dettagli. Senza mai ricevere risposta.

2) approvare in fretta la riforma del mercato dei capitali, approvata dal Cdm il mese scorso ed ora in Senato. È un ottimo lavoro. Come tutte le volte in cui si copia il lavoro del governo Draghi. E servirà per far crescere le imprese usando il mercato, e non il Comitato del Popolo Sovrano.

3) farci capire che ne è stato di “Patrimonio Rilancio”, quello strumento creato 3 anni fa con decine e decine di miliardi di euro di potenziale dotazione e di cui non si è saputo più nulla. Se non ha funzionato, aboliamolo. Se ha potenzialità, sfruttiamolo. Semplice.

CONCLUSIONE.

Qualche settimana fa diversi importanti esponenti di centrodestra celebrarono l’anniversario della morte della Thatcher, autoproclamandosi loro eredi.

Da allora penso spesso a cosa farebbe se tornasse in vita e qualcuno le dicesse “vieni a vedere i tuoi eredi italiani”.

Vedrebbe gente che predica di aumentare la spesa pubblica, aumentare la stampa di moneta, pre-pensionamenti per tutti, rifiutare il mercato su balneari, tassisti e servizi pubblici locali, essere scettici nei confronti della globalizzazione.

E ora ricreare il Ministero delle Partecipazioni Statali coi soldi delle tasse degli italiani.

Non posso negare di essermi fatto scappare un sorriso nell’immaginare Maggie Thatcher – visto il temperamento che aveva – prenderli tutti a sonore borsettate sulla testa.

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