Il mio articolo per il Foglio del 25 luglio 2023
L’ondata più recente di populismo ha preso piede circa un decennio fa, sulla base degli accadimenti in tre dimensioni: quella economica (la Crisi Finanziaria del 2008-2009 e, per l’Europa, la crisi dei debiti sovrani del 2012-2013), quella comunicativa (il decollo dei social network e delle possibilità di manipolazione dell’opinione pubblica) e quella storico-politica (l’affermarsi delle dinamiche globali ha reso la politica nazionale più impotente, e pertanto più esposta alla frustrata rabbia delle constituencies nazionali).
Tale ondata è passata sopra al quadro politico europeo – e non solo – come un tornado. Fiammate populiste di grande successo hanno preso piede in tutti i principali paesi europei: o con esperienze politiche nuove (Podemos in Spagna, i Pirati in Germania, il M5S in Italia) o con il contagio di esperienze politiche già strutturate (Salvini e Meloni in Italia, Boris Johnson in Uk, Marine Le Pen in Francia hanno tutti sterzato i loro partiti verso il populismo).
Molte di queste esperienze sono passate per il governo e hanno così contribuito all’ondata di reflusso sommamente rappresentata dall’avvento di Mario Draghi alla guida dell’Italia.
Ora c’è la possibilità che il quadro politico europeo, passati sia il tornado che il suo reflusso, stia andando verso una sorta di stabilizzazione. Vi è un’offerta politica populista “di sinistra”: Sumar in Spagna, il partito di Melenchon in Francia, la Linke in Germania, il M5S in Italia. I tratti politici essenziali sembrano essere l’attenzione esclusiva alla redistribuzione, l’ambientalismo in versione ideologica, la convinzione che lo stato sia tendenzialmente la soluzione ad ogni problema e il mercato, di converso, la causa di esso.
Vi è poi un’offerta politica populista “di destra”: Vox in Spagna, il Rassemblement National in Francia, AfD in Germania, i partiti (o parte di essi) di Meloni e Salvini in Italia. Le caratteristiche fondamentali sono l’avversione verso la società aperta e verso l’ampliamento dei diritti civili, l’ostilità verso più avanzate forme di integrazione europea e una visione corporativistica delle dinamiche economiche. E in un cerchio che riconcilia i populismi, un diffuso scetticiscmo verso il mercato.
All’interno dello spazio politico delimitato da questi opposti populismi, albergano le principali offerte politiche. Che ovunque comprendono un partito socialdemocratico (più forte in Spagna e Germania, meno forte in Francia. di medie dimensioni in Italia) e uno di stampo popolare (forte più o meno dappertutto, praticamente inesistente in Italia).
Spesso a queste due offerte si affianca una, mediamente più piccola, di stampo liberale: molto forte in Francia, scomparsa in Spagna, di buone dimensioni nei paesi germanocentrici, in Scandinavia ma anche nella maggioritaria Gran Bretagna. In Italia, come noto, la costruzione di un’offerta politica del genere è ancora lontana dal potersi dire avviata.
Con un quadro del genere, le prospettive di determinazione del governo di un paese dipendono crucialmente dal sistema elettorale scelto. Nel caso di un doppio turno alla francese, ciascuna corre per conto proprio e spera di prevalere al ballottaggio.
Nel caso di sistemi a turno unico (proporzionali o misti come in Italia) si porrebbe invece un dilemma cruciale, prima o dopo il voto: mantenere una dinamica bipolare, e quindi allearsi ciascuno con il proprio populismo, o tentare una conventium ad excludendum del nuovo secolo. Che, ovviamente, non abbia solo come obiettivo l’emarginazione del populismo, ma che cerchi il massimo comune denominatore tra socialdemocrazia, popolarismo e liberalismo: l’enfasi per la società aperta, per la crescita come allargamento di opportunità, per la formazione continua, per la costruzione dell’istituzione sociale chiamata mercato, per l’ancoraggio atlantico e per l’evoluzione dell’integrazione europea.
La legislatura europea che si avvia a conclusione ha visto questo esperimento, ed è stato un completo successo. È probabile che si ripeta nella prossima. Ma la vera sfida è capire se tale modello è replicabile a livello nazionale. In Spagna lo vedremo tra pochi giorni. Altrove, forse tra qualche mese.