la mia intervista su il Corriere della Sera del 30 luglio 2023
Luigi Marattin, ma è vero che lei vuole lasciare Italia viva e passare in Azione?
«No, e sono stufo che il mio nome venga continuamente tirato in ballo per questo».
Perché succede secondo lei?
«Forse per irritare qualcuno? Comunque io non passo da un partito ad un altro, non ha senso per me. Sono convinto che né Azione né Italia viva – per la propria storia, per caratteristiche per dimensioni – abbiano da sole le potenzialità di occupare le famose “praterie” di cui si parla da tempo».
Cosa intende?
«Intendo che serve unità per costruire quell’offerta politica riformista e liberaldemocratica in grado di dare prospettiva e stabilità al quadro politico italiano. Per questo, non ho mai pensato di uscire da uno di questi due partiti per andare nell`altro. Certo ho posto delle questioni».
Quale questioni?
«In Italia viva, che non è un monolite, con Elena Bonetti ho posto il tema di avere un momento di contendibilità anche a livello nazionale, e non solo locale. Senza inventare ruoli non previsti dall’attuale statuto».
E come è andata?
«Questa proposta è stata accolta: il presidente Matteo Renzi ha annunciato che a ottobre ci sarà un congresso».
Soddisfatto?
«Rimaniamo in attesa di capire. Vogliamo regole e meccanismi di funzionamento, ancora assenti al momento. Ma questo non è risolutivo».
Cos’altro vorrebbe?
«Il processo unitario con Azione io non lo considera morto e sepolto».
Le sembra possibile?
«Allo stato per quello che si vede direi di no. Non ne posso più – e penso di non essere il solo – di queste continue frecciate sui social, che non fanno altro che far precipitare il consenso di tutti. Io però non smetto di sperare».