Intervista con Eugenio Fatigante per l’Avvenire del 5 agosto 2023
Vede la riforma fiscale con un occhio diverso Luigi Marattin. Pur stando all’opposizione, l’economista e deputato di Italia viva ha votato (come il suo partito) a favore della delega e ne spiega le ragioni. Ponendo però l’accento anche sulle incognite che vede nelle scelte che andranno fatte nei decreti delegati.
Perché dite che è una «copia sbiadita» della delega di Mario Draghi?
“Tutti i temi fondamentali che erano presenti nel lavoro parlamentare che io coordinai nella scorsa legislatura – e che poi entrarono nella riforma Draghi- sono presenti in questa legge. Dalle modalità di sostituzione dell`Irap ai principi di semplificazione dell’Iva. Dalla codificazione all’avvicinamento tra bilancio civilistico e fiscale, passando per le microtasse, la semplificazione della tassazione dei redditi finanziari, la mensilizzazione delle imposte per gli autonomi, gli interventi sull’Irpef, alcuni interventi sulla riscossione. E molto altro ancora.”
Il concordato preventivo biennale è più condivisibile o più problematico?
“Le imposte sul reddito da lavoro autonomo sono evase per circa il 70%. Ne deriva che tutto quello che è stato fatto finora non è servito a molto. Allora, secondo noi è una strada da esplorare. L’importo da pagare per due anni -in cambio di nessun controllo – non è tirato a caso o affidato alla trattativa privata: è basato sui dati che grazie alla fatturazione elettronica, da noi introdotta qualche anno fa, ora sono perfettamente osservabili.”
Sulla tassazione delle famiglie si doveva fare di più?
Non serve inventare sempre strumenti nuovi. Il sostegno lo si realizza potenziando sempre di più l’assegno unico e attuando finalmente il Family Act, la legge delega di Elena Bonetti che contiene tutti gli strumenti per diventare un Paese moderno nel sostegno alle famiglie e alla natalità. Sono mesi che lo chiediamo, ma non otteniamo risposte dal governo.”
In generale, quali sono i principali pregi del testo?
“Proprio come la riforma Draghi, è un intervento sistemico, che quindi – sempre se la delega verrà attuata in pieno, il che è tutto da vedere – rende possibile una riforma strutturale del fisco italiano, e non parziale come si è sempre fatto.”
E il difetto?
“Non hanno resistito alla tentazione di scrivere la parola “flat tax”. Non lo hanno inserito come principio di delega (sancendo quindi che non troverà attuazione, rimangiandosi la promessa elettorale), ma come riferimento nelle premesse, diciamo. Un modo di far politica che ha rovinato questo Paese, che attiene più al marketing ingannevole che non al governo di un grande Paese del G7.”
Cosa avrebbe aggiunto o fatto di diverso?
“Per attuare il principio “più assumi meno paghi” avrei agito sulla decontribuzione sul lato del datore di lavoro, e non – come invece hanno fatto – riducendo l’Ires su quegli utili che nei prossimi due anni destinerai ad assunzioni. Un meccanismo complicato che darà luogo a centinaia di migliaia di contenziosi e che non funzionerà.”
Sul tema della lotta all’evasione vede davvero delle novità o è solo apparenza?
“Eccome. Ci sono almeno due principi di delega che neanche Vincenzo Visco si sarebbe sognato di fare. Uno è il superamento del ruolo e della cartella di pagamento, per accelerare di molto le procedure di riscossione. L’altro è la velocizzazione delle procedure di pignoramento per gli evasori accertati. Per quello poi Salvini deve fare le sparate sul condono e sugli italiani «ostaggio delle Entrate»: fa propaganda per nascondere il fatto che in realtà stanno – giustamente – facendo l’opposto.”
Per attuare la delega sembra esserci, però, già un problema di coperture. È cosi?
“Hanno scritto che troveranno i soldi quando faranno i decreti attuativi. Per ora, se in legge di Bilancio non trovano 10 miliardi per confermare il taglio temporaneo del cuneo fiscale, le tasse sul lavoro dal 1° gennaio aumentano. Altro che rivoluzione fiscale!”
Vede un progresso reale nel rapporto Fisco-contribuenti o sono chiacchiere?
“C’è bisogno di un nuovo “Patto” fatto da tre cose: radicale semplificazione e alleggerimento del sistema fiscale, obbligo per lo Stato di destinare alla riduzione della pressione fiscale ogni euro recuperato dalla lotta all’evasione. In cambio, rendere molto più efficiente la riscossione, che oggi in Italia non funziona affatto. Aggiungerei, spendere meglio i soldi pubblici. Senza sprechi, le tasse si pagano meno malvolentieri.”
Davanti alla mole dei 1.100 miliardi di crediti non riscossi, è plausibile una “mega-pace fiscale”?
“C’è semplicemente bisogno di eliminare quei crediti che in realtà non esistono più e sono il 90%. E non sono neanche iscritti a bilancio dello Stato. Tenerli in vita distoglie solo le energie della riscossione dai crediti realmente esigibili, che sono circa un centinaio di miliardi. Non è né un condono né una pace fiscale, ma semplice buon senso.”
Domanda extra: Iv e Azione sono ai titoli di coda. Quali prospettive vede ora per il suo partito?
“Ad essere ai titoli di coda è probabilmente un certo modo di aver gestito questo primo tentativo di formare un grande partito di centro. Non è detto che sia l’unico possibile. Per quanto riguarda le prospettive di Italia viva, saranno oggetto del nostro primo congresso, che si svolgerà in ottobre. Lì potremo confrontare le diverse idee al riguardo”