La mia intervista dell’11 settembre 2023 con Cosimo Grossi per QN/ Calino/ Nazione
Onorevole Marattin, Elena Bonetti lascia Italia Viva, dichiarando di voler rilanciare il Terzo polo con Calenda in alternativa al Centro prospettato da Renzi. Come valuta tale scelta?
«Ho parlato a lungo con Elena per cercare di farle cambiare idea, senza riuscirci. Tre mesi fa avevamo chiesto insieme un congresso nazionale e non solo locale. Siamo stati accontentati. E secondo me ha senso rimanere dentro per vivere questa stagione e continuare un percorso ormai iniziato: magari lento, ma irreversibile. Con Elena tuttavia ci ritroveremo, ne sono sicuro. La mia stima per lei rimane immutata, e condanno chi in queste ore la sta insultando».
Dunque lei rimane, anche se proprio con Bonetti avevate manifestato un disagio nei riguardi della gestione renziana?
«Sì. C’è una comunità politica in lv, a cominciare dai 400 ragazzi che erano a Palermo alla scuola di formazione e i tanti militanti che sul territorio lavorano all’oscuro delle luci della ribalta, che non si rassegna al “meno siamo meglio è”. E che non ha paura d’iniziare un percorso nuovo e utile all’Italia, pur senza rinnegare nulla del nostro passato».
Eppure l’attivismo di Renzi e la forza di gravità del Giglio magico continuano a generare malumori e fuoriuscite…
«lo da tempo sono convinto che il futuro della politica italiana sia abbandonare la stagione dei partiti personali – inaugurata 30 anni fa con FI e divenuta gradualmente “dominante” – per tornare a forze politiche cui ci s`iscrive perché si crede in una visione di società, non solo in una persona. Poi non ho alcun imbarazzo a dire che la “persona” attorno a cui è fondata lv è di gran lunga la migliore per fiuto e intelligenza politica».
Il progetto di Centro e quello di Azione a suo avviso hanno ancora possibilità di convergere, considerato che a oggi i gruppi son ancora unitari?
«Il partito dei liberal-democratici italiani – alternativo ai conservatorismi e ai populismi di destra e di sinistra – si farà. È solo questione di tempo. Si farà perché la sua necessità storica è più grande delle bassezze, degli egoismi e dei narcisismi estremi a cui abbiamo assistito in questi anni e in questi mesi. Bisogna solo aver pazienza. E io, invecchiando, ho imparato ad avere anche quella».
Stante la soglia del 4%, alle Europee quante liste lei crede che si contenderanno l’elettorato di centro?
«In un mondo ideale: una lista unica, facente riferimento a RenewEurope, e che dopo le Europee possa diventare un partito liberal-democratico a tutto tondo. Poiché purtroppo non viviamo nel mondo ideale, a quanto pare ci saranno più liste. Vediamola così: magari più concorrenza farà bene non solo in economia, ma anche in politica».
A partire dal salario minimo, Azione rafforza un rapporto programmatico col centrosinistra. È solo malizia che lv guardi invece a FI, considerato che Tajani srotola tappeti ai moderati?
«Sì, sono sciocchezze di chi proprio non riesce a emanciparsi dalla prigione del bipolarismo, per cui deve per forza incasellare qualcuno in questa o quella curva ultrà. Tajani al momento è alleato con uno dei peggior sovranismi populisti d’Europa. E, benché si racconti di riuscir a incidere sul governo, collocandolo sul moderatismo, scelte come quelle sul Mes, la tassa sulle banche o la giustizia rivelano che la sua è solo una narrazione autoconsolatoria. Ci sono tanti in Forza Italia che invece sognano un vero partito liberale. Anche con loro ci troveremo».