La mia intervista del 15 ottobre 2023 a Il Sole 24 Ore
L’ipotesi di un avvio “a tempo” della riforma Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni finanziato per un solo anno prima di trovare le coperture per renderlo strutturale, anticipata sul Sole 24 Ore di venerdì, agita l’opposizione. Anche fra chi, come Italia Viva, ha votato a favore della delega.
Onorevole Marattin, avete votato contro lo scostamento e siete contrari al taglio Irpef. Ma non servono misure espansive mentre frena l’economia?
Abbiamo votato contro lo scostamento perché nessuno è stato in grado di spiegarci come sia possibile vantarsi di avere la crescita più alta d’Europa e allo stesso tempo chiedere uno scostamento per eventi eccezionali che causano crisi economiche. Occhio a giocare in questo modo con le regole e la Costituzione, altrimenti certifichiamo che questo è il Paese dove le regole non contano davvero mai. E non siamo contrari al taglio Irpef: siamo contrari a finanziare diminuzioni di tasse solo per un anno, creando così una bomba nei conti pubblici italiani.
Ma giudica possibile rinunciare anche al cuneo, abbassando le retribuzioni dei dipendenti?
L’opinione pubblica italiana deve essere consapevole che il Governo sta creando una situazione in cui, dall’anno prossimo in poi, ogni Esecutivo partirà da “meno 14 miliardi” ogni volta che farà una legge di bilancio. Praticamente, ritorna l’incubo delle clausole di salvaguardia Iva, che per tutto lo scorso decennio hanno rappresentato un modo malato di fare politica economica: concentrarsi solo sui prossimi mesi e per il resto, chi se ne importa.
Allora quale sarebbe la strada da seguire secondo lei?
Se il governo vuole ridurre le tasse, lo faccia strutturalmente. Come fece il governo Renzi nel decennio scorso per circa 20 miliardi e come fece il governo Draghi nel 2021 per 8 miliardi. Finanziare tagli di tasse solo per un anno significa truffare i contribuenti e gli elettori, e ingessare la politica economica per i prossimi anni. Una scelta da irresponsabili. Il Governo si fermi. Per una volta faccia prevalere l’interesse del Paese sul titolo di giornale del giorno dopo.
Ma ci sono oggi, realisticamente, i margini per un taglio strutturale di cuneo e Irpef?
Si, se smettiamo di considerare ineludibile il fatto che in 20 anni la dimensione del bilancio statale è raddoppiata. O che dopo il Covid il settore pubblico fatica a rientrare nelle dimensioni pregresse. Io sono tra i pochi a credere che sia possibile rivedere davvero la mole – ormai incredibile – di spesa pubblica per renderla più efficiente e creare spazio per ridurre le tasse in modo sostenibile. Ma serve volontà politica, orizzonte temporale adeguato e un piano industriale per la Pa del 21esimo secolo.