la mia intervista per Huffington Post del 21 dicembre 2023
Per il deputato responsabile economico di Iv “quello di Lega e Fdi è un modo adolescenziale per far pagare a Bruxelles il fatto che sono stati costretti a dire sì a un Patto di Stabilità partorito da Francia e Germania”
Luigi Marattin, una parte della maggioranza, con questo colpo di mano, espone l’Italia a un problema in Europa. Immaginava sarebbero arrivati fino a questo punto? Come si spiega questa mossa?
Ci sono due spiegazioni possibili. La prima è che si sono accorti che l’accordo franco-tedesco sul Patto di Stabilità non ha in pratica accolto nessuna richiesta italiana, e quindi hanno voluto fargliela pagare. Un atteggiamento che si addice più ad un gruppo di adolescenti arrabbiati che ad un paese fondatore dell’Unione Europea. L’altra spiegazione è che né Lega, né Fratelli d’Italia erano disposti a lasciare all’altro la bandiera esclusiva del cialtronismo con cui, da dieci anni a questa parte, hanno raccontato il Mes agli italiani. E quindi, come la teoria dei giochi insegna, hanno alla fine votato contro tutti e due.
Luigi Marattin, responsabile economico di Italia Viva e deputato in commissione Bilancio è stato tra i principali sostenitori del Mes. Ha più volte pungolato il governo e la maggioranza sui ritardi nell’approvazione del Meccanismo europeo di stabilità. Subito dopo il voto alla Camera, in cui è passato il “no” alla ratifica del Mes – che blocca il meccanismo per tutti i paesi Ue – spiega ad HuffPost le ragioni della posizione di Lega e FdI (avallata anche dai 5 stelle) e fa notare tutte le falle nel parere che ha affossato il disegno di legge.
In commissione lei ha definito “sbagliato” il parere sul Mes. Ci spiega quali sono gli errori?
Sono tre gli errori grossolani, su cui penso sia la Presidenza della Camera (ma anche il Quirinale, supremo garante del buon funzionamento delle nostre istituzioni) dovrebbero intervenire. Il primo è che il parere lamenta un possibile scarso coinvolgimento del Parlamento. Che è un rilievo che può fare la Commissione Affari Costituzionali (o al limite quella referente, in questo caso Esteri), non certo la Commissione Bilancio, che può esprimersi solo su questioni inerenti i profili di finanza pubblica. Il secondo errore è che il parere dice che il mancato coinvolgimento del Parlamento lo priverebbe del suo potere nell’eventuale ricapitalizzazione del Mes. Ma – tralasciando che ad escludere ogni rischio di ricapitalizzazione ci ha pensato lo stesso governo Meloni, nella nota del Mef di ieri – in caso di ricapitalizzazione, sarebbe obbligatoria un’autorizzazione legislativa ad incrementare saldo netto da finanziare e fabbisogno. In altre parole, non è possibile apportare risorse finanziarie (al Mes o a qualsiasi altro organismo) senza un’autorizzazione del Parlamento. Il terzo errore – quasi comico – è stato citare nel parere le conseguenze della riforma dell’articolo 9 del Trattato del Mes. Che però non è toccato dalla riforma, quindi è già in vigore dal 2012….
Quali conseguenze avrà la mancata ratifica del Mes per l’Italia? Dopo questo “no”, sarà possibile ratificarlo in futuro?
Per sei mesi non sarà possibile presentare lo stesso disegno di legge di ratifica. A meno che non sia significativamente diverso, ad esempio includendo il passaggio parlamentare a maggioranza qualificata in caso di attivazione del Mes. Ma lo avrebbero potuto inserire come emendamento anche oggi, e non l’hanno fatto. Difficile lo vogliano fare ancor più vicini alle elezioni europee di giugno.
La maggioranza si è divisa, con FI e Noi moderati che si sono astenuti. In compenso M5s ha votato come lega e FdI. Come interpreta questa geografia del voto?
Il fatto che M5S abbia votato con Lega e FdI conferma che in questo Paese, da una quindicina di anni, esiste un fronte populista maggioritario, che fa perno sulla Lega. Che non a caso ha governato, a turno, con gli altri due. L’astensione della cosiddetta componente moderata della maggioranza è ridicola. Fanno tanto per apparire quelli responsabili, e poi nei fatti hanno avallato la peggior balla populista degli ultimi dieci anni.