Luigi Marattin: “Il patto a sinistra non reggerà. Italia Viva non è solo di Matteo”

la mia intervista con Alessandro di Matteo per la Stampa del 23 luglio 2024

Luigi Marattin non si rassegna alla svolta a sinistra, il deputato di Iv insieme a Enrico Costa ha lanciato un appello per andare avanti col terzo polo e ora chiede un congresso per decidere la linea. L’abbraccio col Pd, dice sconsolato, «si può anche fare, ma non avrà conseguenze pratiche perché verrà annullato per fuorigioco chilometrico. Proprio come quel gol alla”Partita del Cuore” (segnato da Schlein su assist di Renzi, ndr). Fuori di metafora, non vedo come la storia di Iv possa convivere con chi vuole la patrimoniale, abolire il Jobs Act, odia la meritocrazia, vede la spesa pubblica come soluzione di tutti i mali, è giustizialista e ha dubbi su collocazione atlantica. Non sono dettagli ma abissi culturali che nessuna speranza su qualche “collegio buono” può colmare».

Lei chiede il congresso, Boschi dice che è stato già fatto.

«Renzi fu eletto su una piattaforma convintamente terzopolista. Per cambiare linea occorre quindi un altro congresso, perché è giusto chiamare tutta la comunità di Iv a decidere sul proprio futuro. Maria Elena è convinta che la stragrande maggioranza della base sia con loro. Se è così allora perché non fare il congresso? L’ha proposto proprio Renzi, prima di cambiare idea».

E tempo che Renzi faccia un passo di lato?

«Io non dico a nessuno cosa fare, tanto meno ad un gigante come Matteo, che continuo a stimare. Ma è evidente che Italia Viva deve scegliere se essere una comunità politica con un leader ma che discute e decide insieme, oppure un luogo in cui un singolo ha potere assoluto e se non obbedisci sei un traditore da aggredire sui social. Nel primo caso ci sono, senza chiedere niente a nessuno. Nel secondo no, perché credo che in quel caso non parliamo di politica ma di altro».

Per lei lo spazio al centro c’è. Non pensa che le urne abbiano detto il contrario?

«In Gran Bretagna c’è la legge elettorale più maggioritaria del mondo, eppure un “terzo polo” ha preso il 12,2%. In Francia il 20%. Non capisco perché in Italia – con una legge elettorale per due terzi proporzionale – non ci debba essere spazio per il centro. Il Terzo Polo del 2022 era la strada giusta, ma poi è stato sabotato dagli errori di Calenda e dalla mancata volontà di abbandonare davvero i due piccoli partiti personali per farne uno stabile, forte e contendibile. Al momento i due poli – diversamente dal bipolarismo di inizio secolo – sono schiacciati sui rispettivi populismi: quello sindacal-grillino a sinistra e quello sovranista a destra, e fanno a gara a chi la spara più grossa».

Non pensa che nel centrosinistra conti la sintesi? Anche Prodi governava con Rifondazione e centristi.

«Non ho nessuna nostalgia delle 285 pagine di programma e dei ministri che scendevano in piazza contro i provvedimenti da loro approvati. Un governo che durò 18 mesi proprio perché puoi anche vincere le elezioni per sbaglio ma poi non hai una visione comune di paese per “cambiare lo stato presente delle cose”. E da allora sono passati 20 anni, oggi sarebbe persino peggio sia per il decadimento della qualità della classe politica che per l’ulteriore divaricazione delle culture politiche. Tenere insieme la Salis, i grillini e la Boschi è impossibile. A meno che lo scopo non sia cambiare il Paese e migliorare la vita degli italiani, ma un altro»

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