la mia intervista con Alessandra Arachi per il Corriere della Sera del 25 agosto 2024
«Se come dice Matteo Renzi nel partito sono tutti d’accordo con la sua svolta a sinistra perché non viene fatto un congresso?».
Domanda retorica, Luigi Marattin, lei da deputato di Italia viva come risponde?
«Che per via di quella svolta nel partito si è creata una spaccatura, molto importante. Che ha fatto finire Italia viva per come la conoscevamo. Ora si deve aprire una nuova fase politica per dare una rappresentanza stabile a chi si riconosce in un governo Draghi, non in quello di Meloni né in quello di Schlein».
Una spaccatura importante in Italia viva dice?
«Non lo dico io, lo dicono i documenti».
Quali documenti?
«Ce n’è uno, firmato da quasi trecento dirigenti del partito, in cui viene chiesto a gran voce un congresso aperto e democratico per decidere la linea del partito. Ma non è l’unico».
Quali altri?
«Ce n’è un altro sulla stessa linea, importante perché parte da chi guarda al futuro, oltre cento giovani delle scuole di formazione di Italia viva (Meritare Italia e Meritare Europa), quelle che proprio Matteo Renzi ha creato».
Tra i parlamentari, però, sembrano essere tutti d’accordo con la linea di Renzi, condividono quel suo avvicinamento alla segretaria del Pd Elly Schlein…
«Anche tra i parlamentari qualcuno comincia a mettere in discussione la scelta. In ogni caso è pericoloso identificare i parlamentari come l’intero partito. Si rischia l’efftto guscio vuoto senza la polpa».
Cos’è che non le va bene di questa svolta a sinistra?
«Dal campo largo mi divide tutto, dalla giustizia al lavoro passando per il fisco. Ma poi c’è il metodo che è stato quanto meno discutibile».
Cosa discute del metodo?
«Renzi ha cambiato idea sulla linea del partito in ventiquattro ore. Eravamo abituati che Carlo Calenda agisse così, non certo Matteo».
C’è chi fa coincidere la svolta a sinistra con la foto sul campo di calcio della partita della nazionale politici contro la nazionale cantanti…
«Già, in quella foto Renzi e Schlein si abbracciano».
La segretaria del Pd aveva appena fatto un gol.
«Un gol che è stato annullato. Era in fuori gioco, come del resto è in fuori gioco tutta questa partita politica».
Ma quindi adesso?
«E urgente un congresso e noi, siamo in tanti, nelle prossime settimane prenderemo delle iniziative. La politica non è immobile né immutabile, ma di certo non si può cambiare la linea di un partito come ha fatto Matteo, dal giorno alla notte. Un partito che sta tollerando, non voglio pensare incoraggiando, vere e proprie aggressioni verbali».
Che cosa vuol dire?
«Sia io sia chi ha firmato i documenti siamo stati aggrediti sui social con insulti di tutti i tipi, il più gentile è stato “Traditore”. Non posso riconoscermi in un partito che manganella sul web chi non la pensa come il capo».