Marattin: “La manovra ancora non esiste, stiamo parlando del nulla”

la mia intervista con Fabio Salamida per Today del 17 ottobre 2024

Il deputato Luigi Marattin a Today.it: “Se la norma sulle banche è quella annunciata, gli istituti potranno scaricare i crediti incapienti del Superbonus. Altro che punizione”

In Italia abbiamo la brutta abitudine di parlare delle cose prima di averle lette, quando non esistono. E la manovra 2025 non esiste. Da anni tutti i governi  usano questo trucco: fanno la conferenza stampa, fanno gli annunci e poi le norme arrivano settimane dopo”. Così il deputato Luigi Marattin a Today.it.

Marattin, uscito insieme ad altri da Italia Viva, ha promosso l’associazione Orizzonti Liberali, che punta a rilanciare l’idea del Terzo Polo, che al primo tentativo è naufragato a causa delle incompatibilità tra l’ex premier Matteo Renzi e il leader di Azione, Carlo Calenda. “Succede ormai costantemente che la Legge di Bilancio che poi arriva in Parlamento sia molto diversa da quello che si è annunciato – spiega il deputato – e che quindi per giorni e giorni si parli del nulla. Sarebbe serietà se i giornalisti, durante la conferenza stampa, chiedessero alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di consegnare loro il testo con le norme, la relazione illustrativa e soprattutto la relazione tecnica che spiega quanto costa la manovra. E in caso contrario andarsene, in attesa di quei documenti.

Il parlamentare centrista non si sbilancia quindi su quanto annunciato dal governo e preferisce aspettare. “Aspettiamo di vedere le norme – ribadisce – perché su cose del genere anche una virgola può spostare miliardi e siccome a influire sulle tasche delle persone non sono le chiacchiere ma sono le norme, è assurdo un dibattito pubblico che parla di chiacchiere e non parla di norme. È come se io andassi al ristorante e ordinassi una carbonara e una tagliata di manzo, iniziando a dire se i piatti mi sono piaciuti o meno prima di averli mangiati”

“Come si fa a dare un giudizio sulle norme che riguardano le banche, il cuneo fiscale, i tagli ai ministeri, senza prima averle lette? Cosa vuol dire, ad esempio, che il cuneo si farà con le detrazioni? La legge di contabilità nazionale dice che il 20 ottobre il governo deve arrivare con la Legge di Bilancio: normalmente si arriva ai primi di novembre. E nel frattempo si imposta la comunicazione istituzionale sulla base dei binari più comodi per i governanti di turno”, continua Marattin.

Si parla molto di questa presunta tassa sulle banche, che di fatto non dovrebbe essere una tassa ma un anticipo sulle detrazioni dei prossimi anni, con scadenza 2027. Il problema è che in quella data potrebbe diventare un costo in più, perché quei soldi andranno restituiti agli istituti. “La norma, se scritta bene, dovrebbe prevedere anche un effetto sul lungo periodo – ragiona il deputato –  con un minor gettito nei prossimi anni. Sulle banche, però, vedo un altro problema: Se quest’anno alle banche si alza l’imponibile fiscale, si possono scaricare automaticamente i crediti incapienti del Superbonus. Nessuno lo ha detto, ma gli istituti bancari sono pieni di crediti edilizi che non riescono più a scaricare perché incapienti fiscalmente. E quindi altro che punizione: il governo Meloni sta facendo un grande favore alle banche”.

Quello che sappiamo quasi con certezza, è che provvedimenti discussi come l’aumento delle accise e l’aggiornamento del valore catastale delle case che hanno sfruttato il Superbonus, probabilmente saranno affrontati con dei provvedimenti a parte e non saranno nella manovra. “È anche questa un’abitudine ormai consolidata – spiega ancora Marattin – perché i governi provano così a nascondere i provvedimenti più impopolari in questo modo. Il punto, ribadisco, è che in ogn caso non si possono commentare questo tipo di norme senza averle lette nel dettaglio”. Quanto al Piano Strutturale di Bilancio, trasmesso a Bruxelles, Marattin non è molto fiducioso: “Il Psb è fantastico – conclude – perché nessuno ha capito che è un documento che varrà per i per i prossimi cinque anni, per i prossimi tre in caso di cambio di governo e di linea politica: Quindi quello mandato a Bruxelles varrà almeno fino al 2027. E questo è un problema, perché la politica economica italiana non ha un orizzonte di programmazione così lungo. Quello che è palese è che con dei vincoli così stringenti nessun partito potrà più fare promesse, soprattutto su capitoli come le pensioni o la sanità pubblica”.

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