La mia intervista di mercoledì 30 ottobre con il direttore de Il Carlino di Ferrara
Lasciata Italia Viva in polemica con Renzi, il Deputato del Gruppo Misto torna in città per presentare il suo libro e il progetto liberal-democratico.
Dopo l’uscita da IV l’hanno sentita dire che presto tornerà a fare il professore universitario: la pensa davvero così o è un modo per esorcizzare?
Lo dico parafrasando Jep Gambardella: “la più consistente scoperta che ho fatto, dopo aver compiuto 25 anni di politica, e che non voglio più perdere tempo dietro a progetti politici che non ho realmente voglia di seguire”. Piuttosto preferisco tornare al mio lavoro o fare altro.
È fresco di stampa il suo ‘La missione possibile. La costruzione di un partito liberal-democratico e riformatore’ (Rubbettino). C’è spazio, in un agone politico sempre più polarizzato, per la formazione di una realtà come quella che lei ha in mente?
È questo l’unico progetto politico di cui sono convinto. Questo bipolarismo è trainato dagli estremismi, e fornisce spiegazioni inutili e ideologiche alla domanda fondamentale, e cioè “come mai da quando è iniziata la globalizzazione siamo il paese al mondo che è cresciuto di meno?”. Sbagliano la diagnosi, e quindi non potranno mai fornire la terapia giusta. C’è un pezzo di Italia che non si sente rappresentata, e infatti ha smesso di votare. Oppure da troppo tempo votano la cosa meno lontana: è ora che abbiano la possibilità di votare la cosa a loro più vicina.
Uscendo da Italia Viva, ha fondato l’associazione Orizzonti liberali. Cos’è, al momento, e soprattutto cosa diventerà?
Un’associazione che in pochi giorni ha fatto mille iscritti, in tutta Italia e con una classe dirigente giovane e già esperta. Assieme ad altre realtà – la cui lista aumenta ogni giorno – vogliamo riaprire il cantiere per un partito liberal-democratico e riformatore. La prima tappa sarà a Milano il 23 e 24 novembre.
Matteo Renzi lo sente ancora o la frattura politica ha portato a una collisione deflagrante?
Figuriamoci. Il nostro dissenso è stato di natura politica, e alla luce del sole. L’altro giorno gli ho regalato una copia del mio libro. Gli ho consigliato però di di leggerlo con attenzione.
Il testo della Manovra è appena arrivato alla Camera, ora si entra nel vivo della discussione. Come valuta il documento economico alla luce – da un lato – della procedura di infrazione europea e dell’altro dell’oggettiva esiguità di risorse disponibili?
Il compito principale era rendere strutturale il taglio fiscale dell’anno scorso e del governo Draghi. E ci sono riusciti, due terzi della manovra sono dedicati a quello. Ci sono anche diverse altre cose buone. Ma anche tante cose incomprensibili. L’aumento delle tasse su criptovalute e PMI digitali, in tutto darà solo 68 milioni per lo Stato. A che scopo? Per non parlare dell’aumento di tasse sulle auto aziendali a benzina e diesel, un provvedimento che mi sarei aspettato da Bonelli e Fratoianni. Il drastico taglio dell’ecobonus, o l’aumento del canone Rai. E poi rimane il problema principale: oggi uno che guadagna 2.450 euro ha un’aliquota (il 45%, tra stato e enti locali) che all’estero hanno i milionari. Non so fino a che punto si voglia tirare la corda col ceto medio di questo paese.
Sulla politica estera, in particolare per il Medio Oriente, la sua posizione è molto netta a favore di Israele. Quali scenari andranno a delinearsi in quell’area e quale potrà essere il ruolo di governo e diplomazia italiani? Come valuta le ambiguità del PD anche sul ritorno dell’ antisemitismo e sulle manifestazioni pro pal?
La pace in quell’area si raggiungerà solo quando ricorreranno due condizioni: l’emergere di una leadership palestinese come quella che fu Nelson Mandela per i sudafricani, e l’accordo tra Israele e Arabia Saudita sulla soluzione “due popoli e due stati”. Sarebbe anche utile la liberazione dell’Iran, dove da anni coraggiosi giovani che non chiedono altro che libertà vengono imprigionati e uccisi. Sulle ambiguità della sinistra, provo solo imbarazzo. In politica estera emerge tutta la confusione del Campo Largo: due settimane fa in parlamento, quando se ne discuteva, hanno presentato ben sei risoluzioni distinte.
È possibile immaginare un approdo locale di Orizzonti Liberali? Dopo il fallimentare progetto di candidatura civica a Ferrara, avete in mente di lavorare per il 2029?
Per il 2029 spero sarà da tempo a regime in Italia un partito liberal-democratico e riformatore, lontano da populismi e conservatorismi. Chi lo guiderà a Ferrara potrà prendere le decisioni più sagge e utili per questa comunita.
È contento del risultato delle elezioni in Liguria?
«Do un giudizio positivo. Ha perso il Campo Largo, pur avendo tutte le condizioni per vincere: ma ammucchiate dove dentro c’è tutto e il suo contrario non piacciono più, per fortuna. E ha perso il centrodestra sovranista: la Lega ha dimezzato i voti rispetto alle ultime regionali, e FdI ha preso la metà dei voti del Pd. Ha vinto invece un candidato civico e liberaldemocratico».