Se vogliamo fermare populisti ed estremisti di destra bisogna lavorare all’alternativa

Può darsi che, improvvisamente, il 20% dei tedeschi, il 33% dei francesi, il 29% degli austriaci, il 30% degli italiani e più del 50% degli americani siano diventati (a seconda dei luoghi) neo-nazisti, estremisti di destra, nostalgici di Mussolini, o sostenitori di un populista che appoggia gli assalti al parlamento e delira di annessioni di altri stati.

Tipo un virus, che ne so. Un’epidemia improvvisa.

Oppure c’è un’altra spiegazione.

Che il ceto medio – che di diventare “di destra” non ci pensava e non ci pensa neanche lontanamente – si è accorto che c’erano due questioni, in particolare, che cominciavano a creare problemi:

Il primo è la gestione del fenomeno dell’immigrazione, che troppo spesso si traduceva in una minaccia alla sicurezza, soprattutto per i più deboli.

Il secondo sono le tasse. Mentre nei decenni scorsi funzionava lo scambio tra tasse e spesa pubblica erogata, nel corso del tempo è diminuita la soglia di tolleranza nel vedersi prelevare una quota crescente di reddito (guadagnato sempre più faticosamente) per finanziare un apparato pubblico che invece diventava sempre più inefficiente.

La risposta della sinistra tradizionale a queste paure del ceto medio è stata semplice: l’immigrazione non è un problema, è tutta una questione di percezione. E semmai c’è bisogno di nuove tasse, per finanziare crescenti bisogni di spesa pubblica.

Il problema, piuttosto, è usare il pronome “loro” quando ci si riferisce ad un bambino o ad una bambina, perché bisogna aspettare che lui/lei decida se è un maschio o una femmina.

In assenza di una proposta politica liberale sufficientemente forte, comunicativamente attrezzata e politicamente strutturata, il ceto medio allora ha deciso di affidarsi in massa a chi, seppur con linguaggio rozzo e senza nessuna vera preparazione per aggredire davvero quei problemi, almeno ha dato voce (e in modo deciso) al suo disagio.

Non ho la pretesa di sapere quale delle due spiegazioni sia quella giusta. So che la prima implica semplicemente aspettare che il virus passi, la seconda invece implica lavorare per costruire una valida alternativa.

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