la mia intervista con Cosimo Rossi per La Nazione – Giorno – Resto del Carlino del 7 febbraio 2025
Onorevole Luigi Marattin, I’8 marzo lei fonderà assieme a Libdem, Nos e Forum Liberale un nuovo partito. Perché e a cosa serve un altro soggetto politico nell’area moderata centrista già sovraffollata?
«Quanti altri soggetti conosce che abbiano dichiarato di voler essere autonomi e indipendenti
dai due poli? I ‘centri di cui tanto i media si occupano sono in realtà stampelle delle due coalizioni, la cui guida è in mano ai populisti. Fa eccezione per il momento Azione, con cui volgiamo dialogare».
Perché allora non entrare direttamente in Azione?
«Nessuno in quest’area ha l’agibilità politica per dire ‘venite tutti dietro a me’.
Dobbiamo invece creare un nuovo spazio comune capace di fare massa e raccontare un’Italia diversa da quella di destra e sinistra. Noi iniziamo l’8 marzo a Roma, fondendo 4 soggetti in uno. Poi spero potremo riaprire il dialogo con Azione, dopo il suo congresso».
Come pensa che l’ennesima forza liberal-democratica centrista possa raggiungere le soglie di sbarramento per la rappresentanza?
«Il Terzo Polo era la strada giusta. Aveva preso I’8% nazionale, e in Veneto più della Lega. È stato poi distrutto da chi non è riuscito a mettere il progetto davanti ai propri ego. Ma la domanda nel Paese è rimasta intatta. Solo che stavolta non permetteremo a nessuno di rovinare il progetto.»
Pensa che occorra, come propone Prodi, una federazione delle forze centriste che si federi col centro-sinistra oppure guarda con favore alla proposta Franceschini?
«Sono due ricette vecchie, che non ci riguardano. Se posso permettermi, è ora di guardare avanti. Come formule politiche e pure come protagonisti».
L’area moderata è sempre più affollata nonostante il Paese, dopo la parentesi 5 Stelle, stia tornando bipolarista. Voi come vi collocate?
«Quelle che voi chiamate ‘centristi’ e ‘moderati’, sono solo il modo gentile per portare voti ai sovranisti e populisti, che hanno la leadership politica di destra e sinistra. I voti a questi presunti centri servono solo a portare Landini a fare il ministro del Lavoro o Salvini a fare il ministro degli Interni. Noi miriamo a sconfiggere i populismi, non illuderci di poterli moderare».
Pensa che questo si possa fare senza una vera candidatura alla premiership per sfidare Giorgia Meloni?
«E chi ha detto che non ce l’avremo?»
Una candidatura di bandiera o una candidatura per vincere nella logica bipolare preferiti
da maggioranza e Pd?
«Noi non siamo un Paese bipolarista, non siamo un Paese anglosassone: non c’è una legge elettorale maggioritaria, e non abbiamo solo due culture politiche. Per cui il nostro obiettivo per le politiche 2027 è far sì che ci sia una maggioranza senza populisti.»