Intervista di Gianluca De Rosa per Il Foglio
Luigi Marattin, ex presidente della commissione finanze di Montecitorio e rieletto deputato con il Terzo polo, non è sorpreso dai primi interventi del governo Meloni. Nessun accenno alle bollette, tutto rinviato sul caro energia, si parla invece di rave, obbligo vaccinale, ergastolo ostativo. “Chi ha basato la propria strategia di ottenimento del consenso sull’eccitazione degli istinti su temi identitari – dice – non può che partire da lì. Per il resto, si devono ancora attrezzare, ma hanno la fortuna di iniziare con dati sul pil superiori alle aspettative”. Due giorni fa, in effetti, i numeri Istat sul prodotto del terzo trimestre del 2022 hanno sorpreso in positivo, con una crescita già acquisita nel 2022 del 3,9 per cento. Numeri che permetteranno a Meloni di affrontare la legge di bilancio con un po’ di risorse in più. “Che cosa sia accaduto non si può dire, ma sicuramente ha contato molto il capitale di credibilità, buon senso e affidabilità del governo Draghi e che adesso il nuovo governo non deve sprecare. Anche perché il dato del terzo trimestre consentirà probabilmente un margine più alto sul 2022 per gli ultimi interventi, ma per il 2023 conterà soprattutto l’effetto di trascinamento dell’ultimo trimestre di quest’anno, su cui il grado d’incertezza è ancora massimo”. Il timore di Marattin è che il governo di Giorgia Meloni possa rispettare alcune delle promesse che i partiti del centrodestra hanno fatto in campagna elettorale. “I rischi più grandi per la prossima legge di bilancio – dice – sono due: il primo è utilizzare risorse per interventi generalizzati di anticipo dell’età pensionabile. Va prorogata e resa permanente l’Ape social, per consentire un pensionamento anticipato a chi ha svolto lavori usuranti, altre soluzioni aumenterebbero quella che già è la spesa pensionistica più alta del mondo. Il secondo errore sarebbe impiegare risorse in provvedimenti inutili che servono solo a richiamare lo slogan della ‘flat tax’, con cui da anni la destra fa la campagna elettorale. Sul fronte tasse il governo dovrebbe invece recuperare la delega fiscale, frutto del lavoro di tanti, che è stato il primo vero tentativo di riforma sistemica del fisco dopo 50 anni”. Eppure, si dice, tolti i temi identitari, sulle cose che contano, sull’economia, il governo Meloni andrà in continuità con l’esecutivo di Draghi. “Devo dire la verità”, commenta Marattin. “La parte economica del discorso in parlamento del presidente Meloni non mi è piaciuta affatto. Un mix di slogan (‘abbassiamo il cuneo fiscale’), veri e propri errori (come quello sulla modifica dei criteri di valutazione dell’Agenzia delle entrate, una cosa già fatta 10 anni fa), e cose incomprensibili, come l’attacco alla politica monetaria della Bce o l’affermazione secondo cui chi ha un rapporto dipendenti/fatturato più alto deve pagare meno tasse”. Ci sono però alcuni temi, come la revisione del reddito di cittadinanza, su cui governo e Terzo polo potrebbero andare d’accordo. “Se dovessimo basarci sulle parole sarebbe molto complicato. La Lega lo ha fatto nascere; Berlusconi ha dichiarato di volerlo raddoppiare. Noi nei prossimi giorni avanzeremo una proposta concreta, ci confronteremo su quella”. Sia Renzi, sia Calenda negano che il Terzo polo possa diventare la gamba di riserva dell’esecutivo. “Siamo convintamente all’opposizione di questo governo. Poi, se il governo porterà avanti le nostre proposte, perché non dovremmo votarle?”. Settimana prossima intanto Meloni sarà a Bruxelles. Si parla anche della possibilità di ridiscutere il Pnrr in considerazione del caro energia. “Penso che il governo parli dell’adeguamento degli importi a seguito dell’inflazione per trattare in realtà sulle condizionalità e le riforme del Pnrr, quel set d’impegni che dobbiamo rispettare, dai decreti attuativi della concorrenza agli obiettivi di riduzione dell’evasione fiscale. È questo il loro vero obiettivo, e ovviamente è inaccettabile”.