La mia intervista al “Il Foglio” del 19 gennaio 2023
La definisce una “speranza residuale”. Questa dice di nutrire Luigi Marattin. “La speranza, cioè, che almeno all’estero non leggano le corbellerie che si dicono qui a Roma sul Mes”, dice il deputato renziano. “Perché sentire uscire dalla bocca di esponenti di governo argomentazioni tipiche dei peggiori profili anonimi sovranisti su Twitter non è una cosa in linea con l’interesse nazionale. E io sono all’antica: amo il mio paese più di quanto ami la mia parte politica”.
Ce l’ha con le dichiarazioni di Claudio Borghi, Marattin. E ce l’ha anche col capogruppo di FdI, Tommaso Foti, le cui frasi confliggono coi toni apparentemente rassicuranti utilizzati da Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni.
“E’ la versione aggiornata della doppiezza togliattiana. Da una parte Meloni e Giorgetti sanno che tre quarti delle cose su cui hanno costruito il consenso in questi anni sono sciocchezze populiste. Dall’altro, su queste sciocchezze hanno insistito a tal punto che ora faticano a convincere i parlamentari a tornare indietro. Anche perché alcuni nel frattempo ci hanno pure creduto. Niente di nuovo eh. E’ già successo nella scorsa legislatura al M5s”.
Meloni auspica un “ripensamento” del Mes.
“Ma anche questo è solo uno slogan. Meloni non ha spiegato né in cosa consisterebbe questo ripensamento né come andrebbe perseguito. Almeno Draghi e Macron una proposta completa l’avevano fatta, un anno fa. Ma in ogni caso Meloni non ha spiegato come la mancata ratifica della riforma del Mes oggi dovrebbe favorire la Riforma perfetta domani. Per me è l’esatto contrario”.
E nel caso in cui questa eventuale proposta meloniana fosse improntata al buonsenso, da parte vostra potrà esserci collaborazione?
“Ma l’europeismo non si recita, si attua. E noi, visto che di parole in libertà se ne dicono fin troppe, attendiamo il governo alla prova dei fatti. La definizione dei successivi passi dell’integrazione europea è una sfida cruciale e multidimensionale: dalla creazione di una capacità fiscale europea alla ridefinizione delle regole fiscali, dalla stabilizzazione del Pnrr all’ulteriore evoluzione del Mes. Sono tutti temi collegati, e andrebbero affrontati nell’ambito di una coerente strategia. Ma al momento non vedo da parte del governo un simile affiato europeista”.
Però, a modo loro, una ragione i sovranisti possono rivendicarla: perché, se era così decisiva, la ratifica del Mes non è stato Draghi, a farla?
“La risposta a questa domanda è di una semplicità sconcertante: perché aveva tutti i giorni la Lega, e il M5s, che gli chiedeva di non ratificarla. Che è la stessa dinamica, ma in quel caso c’erano Lega e Forza Italia nel ruolo dei sabotatori, che ha impedito l’approvazione definitiva della riforma fiscale”.
Dunque è anche per stanare il governo che, come Terzo polo, avete depositato una proposta di legge per procedere alla ratifica della riforma del Mes?
“L’abbiamo formalizzata nei giorni scorsi e chiederemo appena possibile la calendarizzazione in quota opposizione. Ci hanno detto che è cruciale fare discutere il Parlamento: e noi siamo d’accordo, tant’è vero che abbiamo presentato una proposta di legge su cui il parlamento potrà liberamente esprimersi”