Intervista con Gianni Trovati per Il Sole 24 Ore del 17 marzo 2023
Al question time di mercoledì alla Camera ha chiesto alla presidente del consiglio di «stupirci indicando la data della ratifica del Mes». Sullo stesso tema ha presentato un disegno di legge che chiede di discutere al più presto. Luigi Marattin, responsabile economico della federazione Italia Viva-Azione, ha deciso di tenere la riforma del Meccanismo europeo di stabilità al centro della scena. Ma il muro a destra pare per ora insuperabile.
Perché insistete tanto?
Il Mes è uno strumento di emergenza già intervenuto con successo in caso di crisi di finanza pubblica (come in Grecia, Irlanda e Portogallo) o per ricapitalizzazioni bancarie (Spagna e Cipro). La riforma rende più snello ed efficiente il supporto in quei casi, e allarga il raggio di intervento anche alle crisi bancarie sistemiche, fornendo il paracadute di ultima istanza al Fondo di Risoluzione Unico. In tanti anni, compreso mercoledì alla Camera, non è stato fornito un singolo motivo serio per bloccare questa evoluzione. Inoltre, dal punto di vista del metodo, non capisco a che serva impedire l’entrata in vigore di un Trattato che nell’Unione monetaria hanno ratificato tutti gli altri 19 membri senza batter ciglio e senza registrare nessun tipo di dubbio o protesta.
Ma la trasformazione del Mes non può essere collegata con il negoziato su Patto e unione bancaria?
Se la presidente Meloni crede di usare la ratifica del Mes come arma negoziale per queste partite, sta commettendo un grosso errore, di cui spero sia almeno consapevole. Nella Ue il negoziato è tutto, ma scegliendo bene due cose: le dimensioni su cui si può efficacemente immaginare uno scambio e le alleanze giuste. Il Mes non rispetta nessuna delle due condizioni. Se vogliamo fare un negoziato serio, chiediamo regole fiscali cogenti in cambio di creazione di una capacità fiscale Ue in grado di finanziare beni pubblici europei.
Ma non ha qualche fondamento la critica sul fatto che la riforma,nata prima di pandemia e guerra, è superata?
Onestamente mi sfugge il perché mai una riforma nata per essere una rete di sicurezza contro potenziali crisi bancarie possa essere superata nel momento in cui le crisi bancarie arrivano. Avere uno strumento comune che interviene in caso di perdita di accesso autonomo al mercato dei capitali è un’esigenza strutturale, non contingente.
Non pensa che il Mes tornerebbe più utile se trasformato in un fondo comune per finanziare strategie industriali europee?
Non sono cose alternative. Sui campi da calcio lei non sente nessuno dire «non tornerebbe più utile, invece del defribillatore in caso di arresti cardiaci, avere degli spogliatoi nuovi?». Come dicevo, la creazione di una capacità fiscale Ue in grado di finanziare non solo strategie industriali comuni ma la fornitura di beni pubblici (difesa, ambiente, ricerca) è il prossimo passo dell’integrazione, ma va raggiunto nel modo che esponevo prima: proponendo scambi intelligenti, ad esempio in merito alla cogenza effettiva delle nuove regole fiscali, e cercando le giuste alleanze in seno al Consiglio. Ma continuo a non capire a cosa serva condurre una battaglia in splendido isolamento contro uno strumento che serve a impedire il fallimento degli Stati nel malaugurato caso di crisi bancarie o di finanza pubblica