Lo sciopero generale del dicembre 2021 era giustificato dai fatti?

Il cammino verso la de-ideologizzazione del dibattito pubblico (o se preferite, per smetterla con le curve ultra e le televendite) è lungo e complesso. E non investe solo i partiti.

Il 16 dicembre 2021 Cgil e Uil proclamarono il primo sciopero generale dopo 7 anni (quello precedente fu contro il Jobs Act).

La motivazione era questa: la politica economica del governo Draghi avrebbe, secondo loro, aumentato diseguaglianza e povertà.


Nei giorni scorsi la Banca d’Italia ha pubblicato uno studio di tre suoi ricercatori, che misura scientificamente gli effetti delle due misure principali della manovra Draghi: assegno unico – una “creatura” di Elena Bonetti e di Italia Viva – e riforma Irpef, l’unica parte che ha visto della luce dello sforzo fatto nella scorsa legislatura su una riforma organica del sistema fiscale italiano (insieme valevano 14 mld annui).

Qui se volete potete leggere il testo completo.

Nella foto qui sopra potete leggere i risultati principali.

Le due misure hanno RIDOTTO sia disuguaglianza che povertà.

In particolare, l’effetto sulla disuguaglianza è dovuto interamente all’assegno unico, ma la riforma Irpef non l’ha affatto aumentata (come pensavano i sindacati). In più, la riforma Irpef (anche senza contare l’assegno unico) ha ridotto gli indicatori che misurano la povertà.

Lo studio poi si sofferma su altri benefici degli interventi, che potete leggervi da soli nel testo.

Qui interessava soprattutto dimostrare che mentre Cgil e Uil erano sicure che disuguaglianza e povertà sarebbero aumentate in conseguenza della manovra, è successo esattamente il contrario.

Come del resto alcuni di noi dicevano in quei giorni (evidenziando anche alcune false informazioni che venivano riportate dalla propaganda sindacale) ricevendo però in cambio solo – quando andava bene – “eh ma tu sei di destra”. Quando andava male, molto peggio.

In una democrazia funzionante i sindacati hanno diritto di proclamare quanti scioperi generali vogliono, e i lavoratori di scegliere se aderirvi o meno (e facendolo, non dimentichiamolo mai, rinunciano a parte dello stipendio).

Tuttavia io penso che in una democrazia funzionante, sia anche giusto andare a verificare se le ragioni su cui si fondava lo sciopero erano fondate o meno, alla prova dei fatti.

Può aiutare, diciamo così, a vivere il dibattito pubblico e la lotta politica/sociale più sui fatti e meno sull’ideologia.

Lascia un commento