Dieci domande e risposte per farsi un’opinione autonoma, senza essere condizionati dalle immancabili “curve ultra”.
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1) CHE COS’È IL CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE?
Un accordo che il fisco propone a certe categorie di contribuenti (autonomi, partite Iva, piccolissime imprese) sulle imposte dirette da pagare nei prossimi due anni. Si tratta di circa 4,5 milioni di contribuenti.
2) CIOÈ, COME FUNZIONA IN CONCRETO?
L’Agenzia delle Entrate propone ad una partita Iva di aderire ad un accordo che prevede una cosa molto semplice: lui (il contribuente) concorda in anticipo una cifra X che pagherà di imposte per i successivi due anni. In cambio, in quei due anni non subirà accertamenti (salvo ovviamente per le cause che possono portare a far decadere l’accordo).
Il vantaggio per lo Stato quindi è incassare con certezza la cifra X.
Per la partita Iva c’è un doppio vantaggio ma anche un rischio. I vantaggi sono chiari: non solo due anni di “tranquillità fiscale”, ma anche la possibilità – se lavora e guadagna di più – di tenersi tutto il reddito aggiuntivo esentasse.
Specularmente, ovviamente, c’è anche il rischio: se per caso in quei due anni fatturerà meno di quanto l’accordo sottointende, deve comunque pagare la cifra X concordata.
3) MA LO STATO COME LA DETERMINA LA CIFRA X DA PROPORRE?
Grazie alla rivoluzione del fisco telematico che è stata introdotta gradualmente dal 2015 (soprattutto fatturazione elettronica e incrocio banche dati), ora lo Stato dispone di una gamma di strumenti per osservare abbastanza efficacemente il reddito dei lavoratori autonomi. Quindi in pratica gli dice “occhio caro mio a fare il furbo, perché adesso ho più strumenti per vedere quello che davvero fatturi. Non posso osservare perfettamente tutto, ovvio (anche perché banalmente, puoi pure incassare senza fatturare): ma veniamoci incontro, e ti propongo di pagarmi X per due anni”.
4) POSSONO ADERIRE TUTTE LE PARTITE IVA A QUESTO CONCORDATO?
No. Se hai debito col fisco (o con enti previdenziali) superiori a 5 mila euro, non puoi.
5) MA HO LETTO CHE HANNO ALLARGATO LA PLATEA ANCHE AI CONTRIBUENTI CON “PAGELLE FISCALI” BASSE!
E per fortuna che lo hanno fatto. Se avessero limitato l’accesso al concordato ai contribuenti già fiscalmente fedeli, che senso avrebbe avuto? Quelli già versano il dovuto.
6) MA SCUSA, UN LAVORATORE DIPENDENTE O UN PENSIONATO NON HANNO QUESTA LIBERTÀ! A LORO TRATTENGONO LE TASSE IN BUSTA PAGA!
Si. È così da sempre però. Le partite Iva non hanno la “trattenuta alla fonte”, e versano le imposte dirette allo Stato “”””volontariamente”””””, di norma due volte all’anno.
Capita però che l’Irpef da lavoro autonomo sia evasa per il 69,7%. Cioè, su 10 euro di IRPEF che dovrebbero venire dal lavoro autonomo, quasi 7 sono evase.
E questo accade in un periodo – gli ultimi 7 anni – in cui l’evasione fiscale si è ridotta di un quarto (fonte: Mef)
7) NON HO CAPITO SCUSA, CHE VUOI DIRE?
Voglio dire che sull’evasione da lavoro autonomo abbiamo un problema, e grande.
Un problema che la politica non vuole vedere, per paura di irritare quella platea e non farsi più votare. Per questo periodicamente si inventa la panzana dell’evasione “che in realtà è solo delle grandi banche”.
Possiamo discutere finché vogliamo sul fatto che questa evasione ci sia perché “gli autonomi sono tutti evasori!” (come sembra credere qualcuno) o a causa di un sistema fiscale troppo oppressivo e complicato (come personalmente sono più incline a credere io).
Ma fatto sta che abbiamo un’evasione eccessiva, e difficilmente si può far peggio. Quindi il concordato preventivo biennale è un tentativo realistico di aggredire il problema e risolverlo o quantomeno diminuirne la scandalosa intensità.
Poi, se c’è qualcuno che invece crede che sia possibile domattina portare quel 69,7% a zero (a forza di “appelli” e di documenti eleganti), si accomodi pure. Vediamo cosa sa fare.
8 )MA IL GOVERNO HA MESSO A BILANCIO DEI SOLDI COME INCASSO DA QUESTO STRUMENTO?
Lo aveva fatto, si. Circa 1,8 miliardi nei prossimi due anni.
Ma in Commissione Bilancio abbiamo fatto notare che non è consentito iscrivere a bilancio previsionale futuri e possibili entrate derivanti dal miglioramento della fedeltà fiscale.
E il Governo ha accolto questa critica e ha tolto la stima dai tendenziali di finanza pubblica.
9) MA PERCHÉ ALCUNI INVECE DICONO CHE È UN CONDONO?
Alcuni semplicemente perché è lo slogan che la curva ultra’ canta ogni volta che l’altra curva interviene sulla riscossione, non importa in che modo.
Altri invece sembrano crederlo davvero. Ma risulta difficile capire perché: si parla di condono quando si consente di non pagare (in tutto o in parte) i debiti fiscali pregressi. Per definizione, il concordato preventivo biennale non parla di debiti fiscali pregressi ma di imposte future.
Alcuni, ancora, pensano che in qualche modo si “cristallizzi” (e quindi si legittimi) l’evasione da parte delle partite Iva. Ma, come abbiamo spiegato, tutto dipende da come sarà quella “cifra X” che lo Stato proporrà.
10) INSOMMA CHE PENSI, FUNZIONERÀ O NO?
Il concordato preventivo biennale è uno strumento. E come tale, per definizione, non è né buono né cattivo: dipende da come verrà usato.
Nella fattispecie, dipende da come l’Agenzia delle Entrate farà la proposta della “cifra X”: se la farà troppo alta, nessuno avrà il sufficiente incentivo ad aderire. Se la farà troppo bassa, non ci sarà nei fatti nessun recupero da evasione.
Ma invece di ululare alla luna e iniziare a cantare i cori della curva, forse varrebbe più la pena farsi una domanda: stiamo operando affinché l’Agenzia delle Entrate, già da subito, abbia le risorse tecnologiche e il personale per fare adeguate proposte a 4,5 milioni di contribuenti? E come pensiamo di innalzare la capacità di controllo verso chi può intendere usare questo strumento per fare il furbo?
Sono domande difficili, o meglio dalle risposte difficili. Ma è sempre meglio che cantare i cori in curva.