il mio articolo su Il Sole 24 Ore del 30 gennaio 2024
Come hanno sottolineato Marco Buti e Giampaolo Vitali su Il Sole 24 Ore del 25 gennaio, la campagna elettorale per le elezioni europee dovrebbe concentrarsi sulle sfide e le proposte che quel livello di governo della cosa pubblica deve affrontare nei prossimi anni. Altrimenti le elezioni diventano solo periodici sondaggi a campione universale e non semplicemente rappresentativo.
Rispondo quindi volentieri alle sei domande che hanno rivolto alle forze politiche e basate sul Manifesto per l’Europa pubblicato negli scorsi mesi su VoxEu e sul sito di questo quotidiano.
1. Siete d’accordo a passare ad una politica estera e di difesa europea?
Assieme ad ambiente, ricerca scientifica e politiche migratorie, quelle della politica estera e di difesa sono le competenze che nell’arco dei prossimi anni dovranno essere devolute all’unico livello che, nel mondo globalizzato, è adatto a gestirle in modo efficace: quello europeo. In particolare, per quanto sconsolante possa suonare alle orecchie delle “anime belle”, senza una politica di difesa comune l’UE non avrà mai quel protagonismo internazionale che è necessario al fine di definirne propriamente una soggettività politica.
2. Siete d’accordo a finanziare il bilancio UE sui nuovi beni pubblici europei e come proponete di finanziarli?
Realisticamente il bilancio europeo non potrà vedere una redistribuzione a parità di risorse verso il finanziamento dei beni pubblici europei, in quanto implicherebbe – ad esempio – una diminuzione di fondi per la politica agricola comune che non sarà mai politicamente praticabile. Ne deriva che il bilancio deve espandersi, prevedendo innanzitutto una rilevante capacità di indebitamente comune tramite emissioni di un safe asset (in grado anche di fluidificare la trasmissione della politica monetaria della BCE) e poi incrementando le risorse sul lato dell’entrata. Questo può essere realizzato nel breve periodo tramite il potenziamento del Carbon Border Adjustment Mechanism (evitando il più possibili distorsioni) e riducendo l’elusione sui diritti doganali; nel medio-lungo periodo attraverso la devoluzione di parte del gettito Iva nazionale al bilancio Ue, come conseguenza della parallela devoluzione di funzioni di spesa riferite ai beni pubblici europei.
3. Siete d’accordo a condizionare l’accesso ai fondi europei al rispetto dello stato di diritto e, in secondo ordine, del nuovo Patto di Stabilità e Crescita?
D’accordo nel condizionare l’accesso ai fondi Ue al rispetto dello stato di diritto. Per quanto concerne il nuovo Patto di Stabilità, questo sarebbe a mio avviso stato auspicabile se le nuove regole fiscali avessero effettivamente fatto un passo avanti in termini di semplicità, trasparenza e accountability. Avendone a mio avviso fatto invece uno all’indietro, e pure non piccolo, sarei più cauto su questo aspetto.
4. Siete d’accordo sulla redistribuzione obbligatoria degli immigrati?
Si. Come detto nel punto 1, le politiche migratorie devono diventare competenza esclusiva dell’Unione. Se non altro in conseguenza di un semplice fatto accertato: i migranti che nell’ultimo decennio si sono riversati in Europa non intraprendono il viaggio per arrivare nel paese di primo approdo, ma quasi sempre per stabilirsi in uno dei paesi della Ue. Cosa che, tramite i movimenti secondari (i cui mancati controlli per forza di cose sono diventati strumento di “rappresaglia” da parte degli stati di primo approdo) regolarmente avviene.
5. Siete d’accordo a passare al voto a maggioranza e ad abbandonare il diritto di veto?
Senza l’abolizione del diritto di veto, la UE è destinata alla paralisi anche in assenza di ulteriori allargamenti. La scena dell’uscita dalla stanza di Viktor Orban in occasione della decisione sull’adesione dell’Ucraina alla UE rappresenta un’ipocrisia che deve essere sanata dotandosi di una governance efficace ed efficiente. Tuttavia, per rompere il paradosso secondo cui per superare la regola dell’unanimità serve l’unanimità, dobbiamo iniziare a considerare seriamente cooperazioni rafforzate per far avanzare realmente il livello di integrazione.
6. Siete d’accordo a un presidente unico e autorevole della Commissione e del Consiglio Europeo?
D’accordo, a condizione che sia eletto direttamente dai cittadini, contestualmente ad altre due fondamentali riforme: l’adozione volontaria di un unico sistema elettorale per l’elezione del Parlamento Europeo (in modo da permettere la presentazione di liste transnazionali) e la modifica dell’attuale assetto che regola l’iniziativa legislativa, in direzione del rafforzamento del Parlamento Europeo.
Luigi Marattin
Responsabile Economico Italia Viva