LE OPPOSTE BUGIE DELLE CURVE ULTRA’ SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA.

La legge sull’autonomia differenziata è in Gazzetta Ufficiale.

Possiamo quindi fare alcune valutazioni definitive.

Lo facciamo, come spesso accade, con 10 domande e risposte.

1) E’ UNA BUONA LEGGE?

No, è pessima.

2) E PERCHÉ?

Per un motivo molto semplice.

Pensare che nel mondo globalizzato (dove alcune funzioni, per essere effettive, devono ormai essere devolute a livello sovra-nazionale e non sub-nazionale) 23 materie come istruzione, ambiente, energia, rapporti con l’estero, grandi reti di trasporto, coordinamento della finanza pubblica ecc possano essere attribuiti alle regioni che ne fanno richiesta, senza alcun disegno organico, significa non avere la più pallida idea di ciò di cui si sta parlando.

3) SPIEGA MEGLIO IL PERCHÉ.

Perché complicherebbe enormemente la burocrazia e quindi la vita a famiglie e imprese.

Pensate ad un imprenditore che deve fare un investimento nel settore energetico in due regioni: una ha richiesto quella competenza (e quindi la gestisce in maniera esclusiva) e l’altra no (e quindi lo Stato mantiene la competenza sui principi generali).

Oppure pensate ad un investimento in grandi reti di trasporto e navigazione, che probabilmente include anche più di due regioni: pensate l’inferno burocratico che ne deriverebbe.

4) MA È VERO CHE TOGLIEREBBE SOLDI AL SUD?

No, non è vero. Ma non necessariamente una legge è pessima solo se “toglie i soldi”.

Delle 23 materie oggetto di devoluzione “a richiesta”, 14 possono essere devolute solo dopo che sono stati calcolati e finanziati i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), cioè il livello di servizio minimo che deve comunque essere garantito su tutto il territorio nazionale.

Nell’ultimo LEP calcolato e finanziato, quello sugli asili nido durante il governo Draghi, il 70% delle risorse aggiuntive stanziate dallo Stato è andato ai comuni del Sud.

E lo stesso vale, con ogni probabilità, per le altre materie: poiché al Sud la spesa storica è sempre mediamente stata inferiore al fabbisogno standard (e ancor più quindi al LEP), se le funzioni fossero effettivamente devolute al costo LEP – come la legge dice senza ombra di dubbio agli articoli 1 e 3 – il Sud avrebbe più risorse.

Non meno.

E queste risorse devono essere garantite dallo Stato, senza alcuna possibilità di dubbio o di ambiguità.

5) QUINDI ACCADRÀ QUESTO? IL SUD AVRÀ PIÙ RISORSE?

No.

Semplicemente perché i LEP non verranno probabilmente mai calcolati (in alcune materie è tecnicamente impossibile) e sicuramente mai finanziati, perché occorrerebbe aumentare la spesa pubblica di molti miliardi, probabilmente alcune decine.

E il nuovo Patto di Stabilità UE impone una traiettoria di spesa pubblica per i prossimi 7 anni totalmente incompatibile con scenari di questo tipo.

Tra l’altro in Parlamento la legge è stata anche modificata: se anche solo una regione chiede una funzione-LEP, lo Stato deve garantire e finanziare il LEP anche alle rimanenti 14 regioni a statuto ordinario che non ne hanno fatto richiesta.

Come per dire: “se avevate qualche dubbio che questa roba la potevamo fare davvero, toglietevelo. Stiamo solo facendo ‘ammuina’ “.

6) VA BENE. MA LE ALTRE MATERIE PER CUI NON SONO NECESSARI I LEP?

Si, per le rimanenti 9 materie non è necessario calcolare e finanziare i LEP la devoluzione può avvenire anche subito.

Ma qualcuno è andato a vedere di che materie si tratta?!

7) NO. QUALI SONO?

Per citarne solo alcune:

Rapporti internazionali e con la UE. Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.

Commercio con l’estero.

La devoluzione di queste materie probabilmente, anzi sicuramente, implicherà la creazione di un assessorato in più nelle giunte regionali. Con relativi dirigenti, staff ecc.

Ma io non so se c’è qualcuno che pensa che devolvendo alla Liguria e al Molise la funzione “coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario” si assegni davvero al Veneto e al Molise il compito di coordinare tributi di cui non hanno la competenza.

O che assegnare all’Abruzzo la competenza “commercio con l’estero” (in un contesto in cui la politica commerciale comune e’ competenza esclusiva dell’Unione Europea) significhi davvero qualcosa di più che dare a quella regione la possibilità (nefasta, sia ben chiaro) di aprire più uffici di rappresentanza in qualche paese.

Altre materie sono, ad esempio, protezione civile, giudici di pace.

Materie che tra l’altro avrebbe pienamente senso, secondo me, gestire Center a livello regionale. Ma allora perché non lo facciamo per tutte le Regioni, abolendo questo ridicolo meccanismo volontario che incasina solo un settore pubblico già sufficientemente incasinato?

Secondo me si.

Possiamo riorganizzare la Repubblica innanzitutto chiarendo quanti sono i livelli in cui si articola il potere pubblico in Italia.

Sono 3 (Stato, regioni e comuni) o 4 (Stato, regioni, province, comuni)?

Una volta stabilito questo, possiamo assegnare a ciascun livello di governo le sue competenze ESCLUSIVE. Senza più ambiguità, senza più commistioni, senza alcun alibi per scaricabarile: il “chi fa cosa” della Repubblica, magari cogliendo l’occasione per tornare alla funzione delle regioni come ente di programmazione e non di gestione, come la Costituzione prevedeva.

Poi possiamo dare ad ogni livello di governo un suo strumento fiscale ESCLUSIVO, in modo che il cittadino sappia qual è la tassa che sta pagando al sindaco, quale al presidente di regione, quale al presidente del consiglio.

E infine, possiamo creare un vero (e totale) sistema perequativo, per far sì che tutti i territori siano sugli stessi livelli di partenza indipendentemente dal gettito fiscale dello strumento fiscale esclusivo che gestiscono.

A questo punto, si può realizzare un vero assetto liberale: il cittadino paga (la tassa), vede (cosa quel livello di governo ci ha fatto con la sua tassa) e vota.

9) BELLO! MA DA UNO A DIECI QUANTO DI QUESTO ASSETTO E’ GIÀ REALTÀ?

Zero.

Quindi del lavoro da fare ce ne sarebbe, e in grado di parlare a tutto il Paese, risparmiandogli il triste spettacolo delle curve ultra: quello in cui la maggioranza spaccia questa riforma per “la rivoluzione che il Nord attendeva da decenni” e il “campo largo” chiama a raccolta il Sud sulla base del sempre-verde “oh, vi tolgono i soldi!!!”.

10) QUINDI C’È UN MODO PER ESSERE CONTRARI ALLA LEGGE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA SENZA ESSERE CONSERVATORI?

Si, ci sarebbe.

I partiti dell’area liberal-democratica invece, ancora una volta, si sono divisi sulla strategia politica e sul messaggio da dare non in virtù di opinioni differenti, ma in virtù del fatto che uno dei due ha fatto una mossa, così che l’altro ne ha fatta una diversa (era già accaduta, a parti invertite, sul salario minimo).

Perché in quell’area è da un po’ che si fa così. Un marcamento a uomo, invece che una comune offerta politica in grado di evidenziare le bugie di destra e sinistra, e di offrire agli italiani una vera alternativa.

Ma questa, lo sapete, è un’altra storia.

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