Dieci domande e risposte su “l’aumento della pressione fiscale”

Da diversi giorni si fa un gran parlare dell’aumento della pressione fiscale certificato da Istat.

È il tipico caso del dibattito politico italiano: niente di quello che avete sentito è giusto, ma c’è un frammento di verità (mischiato a un sacco di balle) in tutte le posizioni.

Proviamo a capirne qualcosa.

1) COS’HA DETTO ISTAT PRECISAMENTE?

Ha pubblicato alcuni dati trimestrali (relativi al periodo luglio-agosto-settembre 2024), tra cui quello sulla pressione fiscale.

Cioè, ha preso tutte le imposte dirette, tutte le imposte indirette e tutti i contributi sociali che il settore pubblico ha incassato dal 1 luglio al 30 settembre e lo ha diviso per il Pil che l’Italia ha generato nello stesso arco temporale.

2) E CHE RISULTATO HA DATO?

40,5%.

Nello stesso periodo (luglio-settembre) dell’anno precedente (2022), quel dato era 39,7%.

Da qui i titoli dei giornali – e I tweet di praticamente tutta l’opposizione – sul “aumento della pressione fiscale sopra il 40%”.

3) MA CHE VUOL DIRE QUESTO DATO?

Praticamente nulla. O meglio qualcosa ovviamente si, e lo vedremo tra poco.

Ma per capire quanto siano assurde alcune dichiarazioni fatte, vi basti questo dato: la pressione fiscale 2024 (cioè l’unica che conta, quella misurata lungo tutto l’anno solare) sarà considerevolmente più alta, sicuramente sopra il 42%.

In pratica, le opposizioni – nella foga di commentare ciò che non hanno evidentemente compreso fino in fondo – hanno pure fatto uno sconto di quasi 2 punti di Pil al governo.

4) MA NON HO CAPITO, SPIEGATI MEGLIO.

L’unica pressione fiscale che conti è quella “finale”: cioè misurata lungo il periodo 1 gennaio – 31 dicembre.

5) MA PERCHÉ?

Perché i dati “infrannuali” (cioè misurati su scadenze inferiori all’anno, come il trimestre) risentono della distribuzione del calendario delle scadenze fiscali, che non è affatto uniforme lungo i 12 mesi.

Ad esempio, la maggior parte delle entrate il settore pubblico le riscuote nel quarto trimestre, perche moltissime scadenze fiscali sono a novembre/dicembre. Non a caso, la pressione fiscale misurata nel quarto trimestre ( = 1 ottobre – 31 dicembre) è sempre vicina al 50%.

Seguendo lo stesso (sbagliato) ragionamento, dovremmo allora aspettarci che qualche esponente dell’opposizione – una volta visto il dato del quarto trimestre – urli scatenato “oh, la pressione fiscale è arrivata al 50%!!!.

6) VABBÈ QUINDI HA RAGIONE IL GOVERNO.

Beh a dire il vero il governo non si è nemmeno difeso da quest’accusa. Anche qui, come in un precedente caso che abbiamo esaminato, non è dato sapere se sia per senso di superiorità o semplicemente perché non sanno cosa dire.

In ogni caso, no, anche se si difendesse, il governo non avrebbe ragione se smentisse un aumento dell’unica pressione fiscale che conti, cioè quella annuale.

7) PERCHÉ ?

Il governo Draghi (in carica dal febbraio 2021 all’ottobre 2022) aveva ridotto la pressione fiscale di un punto di Pil: dal 42,7% (del 2020) al 41,7% (2022).

Il governo Meloni nel 2023 l’ha ridotta di altri due decimali (41,5%).

8 ) E NEL 2024 COME FINIRÀ ALLORA?

E’ qui che tornano utili, come strumenti di previsione, i dati trimestrali.

Guardando la serie storica dei dati trimestrali degli ultimi 15 anni, e facendo due semplici conti, per evitare un aumento della pressione fiscale (nel 2024 rispetto al 2023), la pressione fiscale dell’ultimo trimestre 2024 dovrebbe essere la più bassa mai registrata, di ben 5 punti inferiore alla media storica.

Cioè, si dovrebbe essere registrato un mega-flop nei versamenti di novembre e dicembre, oppure in alternativa un balzo felino del Pil negli ultimi 90 giorni dell’anno.

9) E QUANTO PROBABILI SONO QUESTI DUE EVENTI?

Molto poco.

Le entrate stanno andando molto bene, grazie ai dati record dell’occupazione. E questa è la critica principale che l’opposizione dovrebbe fare al governo: perché non usi questo gettito aggiuntivo per ridurre le tasse al ceto medio?

(Spoiler: non vale come risposta “eh perché stiamo pagando il Superbonus”, per un motivo ripetuto più volte: dall’anno scorso non ci sono più effetti sul deficit del Superbonus, ma solo di cassa. Che non è certamente poco, si intenda).

E anche il secondo evento – il balzo felino del Pil nell’ultimo trimestre 2024 – è smentito da tutti i principali istituti di previsione nazionali e internazionali, e addirittura dallo stesso governo Meloni.

10) SENTI HO UN’ ULTIMA DOMANDA: MA PERCHÉ DEVI ROMPERE LE PALLE IN QUESTO MODO? IN FONDO ANCHE TU POI ARRIVI ALLE STESSE CONCLUSIONI.

Perché in questo paese la dobbiamo smettere di fare politica al “organo riproduttivo di cane”.

Ad un tanto al chilo, aggrappandoci al primo dato che vediamo che pensiamo possa starci bene in uno slogan e ripeterlo ossessivamente.

Anche perché , come dice Gerry Scotti ne La Ruota della Fortuna, “la ruota gira”.

I politici dell’attuale opposizione prima o poi saranno maggioranza (per alcuni, speriamo più “poi” che “prima”).

E allora, anche per “semplice” vendetta, subiranno le stesse campagne approssimative e superficiali (e in alcuni casi false) che stanno facendo loro. Del resto questo bipolarismo ci ha abituato a questo pendolo irrazionale, da decenni.

E, ormai lo abbiamo capito, in questo paese non possiamo fare affidamento – perlomeno su larga scala – sul ruolo di “cane da guardia” del sistema dei media.

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