Pubblicato nel 2012 sul blog Qualcosa di Riformista.
Dialogo immaginario tra Mario – economista liberal – e Panteone, un sindacalista/imprenditore/giornalista/politico/benpensante italiano.
Panteone: “C’è una cosa che non capisco. Come si può pensare di risollevare in modo strutturale le sorti dell’economia italiana senza mettere in atto politiche per la crescita? Anche volendo condividere l’enfasi sul risanamento della finanza pubblica, ormai anche i bambini sanno che il modo più sicuro per risanare le casse dello Stato è la crescita economica. Le grandezze di finanza pubblica, infatti, sono definite in rapporto al Pil. Maggiore è la crescita del nostro reddito, quindi, più sostenibili diventano deficit e debito.”
Mario: “Hai senz’altro ragione. Credimi, anche all’interno di noi liberali c’è un diffuso malcontento per l’enfasi esclusiva sul risanamento dei conti pubblici, tanto più se condotto per la maggior parte tramite incrementi di pressione fiscale. Tu mi concederai che nell’autunno scorso la situazione era divenuta talmente grave che occorreva agire subito, costi quel che costi; io, volentieri, ti concedo che adesso è venuto il momento di pensare alla crescita, senza se e senza ma”.
Panteone: “Perfetto, allora vedi che siamo d’accordo. Da dove cominciamo?”
Mario: “Dunque, vediamo un po’. L’Italia ha il più basso livello di investimenti esteri che si riscontri nel mondo occidentale. Per prima cosa, dunque, mi occuperei di far divenire il nostro Paese la meta preferita degli investitori di tutto il mondo. Cominciamo dalle cose basilari: riformiamo come si deve il mercato dei fattori produttivi, cioè capitale e lavoro. Che ne dici di una bella legge che sottragga le banche dal controllo delle fondazioni – e quindi degli enti locali – e le lanci da subito in un mercato aperto, contendibile e competitivo, in modo da canalizzare il credito agli imprenditori migliori e non agli amici degli amici?”.
Panteone: “Ma sei matto? Se togliamo alle banche quel minimo di controllo pubblico che ne è rimasto, diventeranno come quegli squali di Wall Street che hanno causato la crisi in cui siamo immersi! E’ invece essenziale che ci sia una mano pubblica forte e riconoscibile nella politica di erogazione del credito. In più (ma non farti sentire in giro), lo sai quanto sono remunerati i posti nei consigli d’amministrazione delle Fondazioni bancarie? Non ti piacerebbe forse farne parte?”
Mario: “Beh, allora partiamo dalla riforma del mercato del lavoro. Facciamo un Testo Unico sul Lavoro, massimo 60 articoli, tradotto in inglese e disponibile on-line. Lasciamo il contratto collettivo nazionale come garanzia di salario minimo e di rete di protezione generale laddove non esista contrattazione decentrata, e poi facciamo in modo che ogni realtà produttiva si organizzi come crede, sia sulla parte normativa che su quella retributiva, a condizione che ci sia l’accordo dei rappresentanti dei lavoratori. Poi facciamo un sistema davvero universale di ammortizzatori sociali, in modo che nessuno – nessuno! – rimanga col sedere per terra nei momenti in cui passerà da un lavoro ad un altro. Rifacciamo da zero la formazione professionale, che oggi in Italia è una delle più grandi reti clientelari e inefficienti che esistano”
Panteone: “Ma vuoi scherzare?! Che c’entra il mercato del lavoro con le politiche sulla crescita? Quello di cui parli è soltanto un modo per completare l’attacco ai diritti dei lavoratori, rendendoli schiavi di un sistema capitalistico ormai senza regole. Oppure, un modo per spremere ancor di più le imprese, già tartassate dalla pressione fiscale più alta del mondo”.
Mario: “Allora senti cosa facciamo…..una bella riforma della giustizia…ora che Berlusconi non c’è più possiamo finalmente dirci con chiarezza che non è che sia tutto rose e fiori….cosa ne dici di valutazione delle performances, accorpamento tribunali, riforma dei codici di procedura?”
Panteone: “Ma cosa stai dicendo?! Mi sembra di sentir parlare Giuliano Ferrara!!! Il problema della giustizia è semplicemente che mancano i fondi. Occorrerebbe spendere di più, così che i processi possano essere più celeri. Ogni altra considerazione è solo un vile attacco all’indipendenza della magistratura”.
Mario:” Beh, allora senti questa, qui non potrai non essere d’accordo. Nessun sistema economico può crescere senza un accumulazione continua e di qualità del proprio capitale umano. Quello che serve è una vera riforma della scuola e dell’università, in direzione di una completa autonomia, della competizione tra scuole/Atenei, dell’allocazione meritocratica dei fondi, della fuoriuscita del sistema universitario dal perimetro della pubblica amministrazione……
Panteone: “Oh mamma mia,ma ti sei bevuto il cervello? Anche qui, come nel caso della giustizia, c’è una sola riforma da fare: più soldi pubblici. Non vorrai svendere la formazione ai privati! Sarebbe questa la tua crescita?”
Mario: “E se riformassimo la pubblica amministrazione? Che ne dici di un piano industriale vero e proprio, attuato di concerto con le migliori società di consulenza del Pianeta, per fare del nostro sistema pubblico il fiore all’occhiello della Nazione? Potremmo anche ripensare l’intero impianto del diritto amministrativo, per velocizzare procedure, eliminare inefficienze, iniettare dinamismo. Insomma, rifare tutto daccapo, senza tabù”
Panteone: “Ci mancherebbe solo questa…..un attacco al pubblico impiego, in piena regola! Non se ne parla neanche. Il problema vero della pubblica amministrazione è che gli stipendi sono troppo bassi, come nella scuola. Pensiamo innanzitutto ad aumentarli, poi il resto verrà da solo”.
Mario:” E se riducessimo di un bel po’ la pressione tributaria e contributiva sui redditi da lavoro? Servirebbe a rilanciare i consumi e a favorire l’occupazione. Dovremmo però ovviamente finanziarlo con una parallela riduzione della spesa pubblica, per evitare contraccolpi sul deficit”.
Panteone: “Questa sì che è bella, una riduzione della spesa pubblica! Ma vogliamo scherzare? Vuoi aggiungere ulteriore macelleria sociale? La spesa pubblica semmai deve essere aumentata, non hai letto Keynes, o Krugman?”
Mario: “Beh, ti dico l’ultima….a questa non puoi proprio dire di no: una semplificazione complessiva e senza precedenti dello Stato. Monocameralismo, federalismo vero, dimezzamento dei parlamentari, elezione diretta del capo del governo, abolizione totale delle province, riordino delle strutture periferiche dello Stato, dimezzamento delle leggi. Anche questo serve alla creazione di un ambiente economico stabile, presupposto fondamentale della crescita. Smettiamo di parlarne soltanto per farci belli sui giornali, e facciamo davvero. Bastano sei mesi, se lo vogliamo”.
Panteone: “Ma cosa dici? Ci mancano solo le riforme populiste e peroniste. Non lo sai che la nostra Costituzione è la più bella del mondo? Non c’è bisogno di toccarla ”
Mario: “Abbi pazienza Panteone, ma a questo punto sono un po’ confuso. Siamo partiti dal presupposto condiviso che in Italia ha un bisogno drammatico di crescere. Ti ho proposto di riformare il mercato del lavoro, del credito, la pubblica amministrazione, la giustizia, la scuola, l’università; ti ho proposto di semplificare la Repubblica e le sue leggi. Mi hai sempre detto di no. A questo punto fatti fare una semplice domanda? Di cosa c’’è bisogno secondo te in Italia oggi?”
Panteone:” Non potevi chiudere questo nostro dialogo con una domanda più stupida. E’ ovvio, no? C’è bisogno di politiche per la crescita!”.