Si attribuisce a centinaia di parlamentari la responsabilità politica di approvare ciò che non possono ne’ modificare, ne’ discutere.
Si costringono funzionari, uffici legislativi, e tutto il personale delle Camere e dei gruppi parlamentari a tour-de-force completamente e assolutamente inutili.
Si mortifica l’opposizione, che non può avere il tempo e lo spazio per portare i propri argomenti.
Si lascia al caso – data l’alternanza di fatto tra Camera e Senato – la scelta su quali fortunati possono o non possono, stavolta, fare il proprio dovere di parlamentari.
Tutto questo accade – da molti anni – ogni volta che c’è la conversione di un decreto legge, ormai praticamente l’unico strumento attraverso cui si esplica l’attività di governo. Di tutti i governi, di qualsiasi colore o impostazione.
E – da qualche anno – accade persino quando si deve approvare la legge di bilancio, la legge più importante che il Parlamento è chiamato ad approvare.
A fronte di tutto ciò, c’è ancora chi pensa che non sia un’esigenza immediata, imprescindibile e fondamentale smetterla una volta e per tutte di essere l’unico paese sul globo terracqueo ad avere due rami del parlamento che fanno esattamente e precisamente la stessa identica cosa.
Perché, qualcuno dice, mica possiamo dare ragione a Renzi.