Puntata 3: whatever it takes

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI: dal 2009 al 2019 il rapporto deficit/Pil si è ridotto dal 5,1% al 1,6%.
La vulgata vuole che questo sia avvenuto attraverso massicci sacrifici di spesa corrente (tagli alla sanità, spesa sociale, ecc).
Nella prima puntata abbiamo mostrato che la spesa corrente primaria e’ rimasta costante sia in termini reali che in rapporto al Pil (in realtà è un po’ aumentata, ma vabbè).
Nella seconda puntata abbiamo mostrato che la spesa in conto capitale invece (spesa per investimenti, ma non solo) ha avuto un vero e proprio tracollo, contribuendo per quasi la metà alla riduzione del deficit.

E il resto?

PUNTATA 3: WHATEVER IT TAKES

Questo grafico mostra che la spesa per interessi si è ridotta di circa 9 miliardi; in termini di incidenza sul Pil, un punto percentuale.

Notate il picco nel 2012, in corrispondenza del punto più critico della crisi dei debiti sovrani (83,3 mld). Quello fu l’anno del “whatever it takes” dell’allora presidente Bce Mario Draghi: da allora la spesa per interessi sul debito italiano è scesa di 23 miliardi.

Alla fine della terza puntata abbiamo quindi questo risultato:

La riduzione del deficit dello scorso decennio (3,5 punti di Pil) è stata ottenuta per 1,6 punti riducendo la spesa in conto capitale, e per 1 punto grazie alla riduzione della spesa per interessi (dovuta in gran parte alle decisioni di politica monetaria prese dalla Bce).

Mancano circa altri 0,9 punti di Pil.

Da dove sono arrivati?

Ce lo dirà la prossima – e ultima – puntata.

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