Intervista per La Stampa, 06.03.2022
«Siamo al processo alle intenzioni, o alla fantasia. La norma è chiara: la mappatura non potrà avere effetti fiscali. Per cambiare idea, nel 2026, servirà obbligatoriamente un’altra norma che cancelli questa. E quindi una maggioranza politica che la approvi. Il resto sono chiacchiere». Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze della Camera e deputato di Italia viva, risponde così al centrodestra che vede nella revisione del catasto un pretesto per aumentare la tassazione.
Perché serve la mappatura?
«Per valutare le possibili riforme occorre misurare con i dati gli effetti che potrebbero avere. E questo avviene solo se prima i dati si raccolgono e si sistematizzano. Il governo del 2026 potrà valutare se da una eventuale riforma la maggior parte dei proprietari di immobili pagherà di meno – come molti di noi credono -, e nel caso procedere. Oppure scoprire che è meglio l’attuale situazione. Ma almeno lo si farà con i dati, e non con gli slogan».
Lega e Forza Italia approvarono la misura in Consiglio dei ministri, come mai hanno cambiato idea?
«Ci possono essere solo due motivi. O si è a priori convinti che il catasto di oggi sia il migliore possibile, oppure si applica l’algoritmo del perfetto populista. Quello che su una vicenda in cui vi è una vaga attinenza con un tema popolare – in questo caso la casa, in passato gli immigrati – costruisce una montagna di balle, per guadagnare qualche punto nei sondaggi. Stupisce si sia accodata anche Forza Italia, che al bivio tra populismo e forza liberale ha evidentemente compiuto la sua scelta».
Martedì si voterà un emendamento degli ex M5s. Il governo rischia?
«I numeri ci sono stati giovedi e ci saranno martedi. Ma c’è una differenza. Giovedi FI e Lega – due partiti di maggioranza – hanno votato contro il governo, ma sostenendo un loro emendamento. Stavolta invece voterebbero una proposta dell’opposizione. Politicamente è molto più grave. Io vorrei cominciare a parlare di ciò che c’è nella delega fiscale: l’Irap, i bilanci delle imprese, le semplificazioni. Cose concrete, non simboli».
Gli altri nodi sono i balneari, il Mes, gli appalti, la giustizia. La Lega vuole spaccare la maggioranza?
«Il Mes è un trattato internazionale, siamo gli unici in Europa a non averlo ancora ratificato. E le altre cose che lei cita sono obiettivi del Pnrr da raggiungere entro l’anno. C’è un pezzo di classe politica che pensa siano come le Raccomandazioni Ue, se non le fai al massimo te le ritrovi l’anno prossimo. Invece ci butterebbero fuori dal Pnrr, e questo avrebbe effetti devastanti sul finanziamento del nostro debito, prima ancora che sulla perdita dei 200 miliardi. Vediamo quanto ci vuole prima che lo capiscano tutti».